Il brano tradotto da me è preso da: Esiodo, Opere e giorni – ed. Garzanti.
Potete trovarlo nel web qui
Cosi disse; quelli ubbidirono a Zeus Cronide signore.
Allo stesso momento dalla terra plasmava[1] l’illustre Zoppo
un corpo simile a una vergine rispettabile per volontà del Cronide;
mentre la vivificava e l’adornava la dea glaucopide Atena;
intorno le dee Grazie e Persuasione signora
posero sulla pelle collane d’oro; mentre intorno
le Ore dai bei capelli la coronavano con fiori primaverili;
e ogni ornamento[2] adattò al suo corpo Pallade Atena.
Allora nel suo petto il messaggero Argifonte
inganni e discorsi accorti e carattere astuto
suscitò per volontà di Zeus dal tuono profondo; dentro infine una voce
le mise il messaggero degli dei, e chiamò questa donna
Pandora, poiché tutti coloro che posseggono le case d’Olimpo
Le donarono una qualità, sventura per gli uomini intraprendenti.
[1] Nell’ottica dell’inganno – o Metis! – il verbo, qui tradotto nel suo significato di “plasmare”, ha però anche un significato ulteriore, applicato alla sfera del discorso, di “inventare” e “creare discorsi falsi”. Già nella creazione del corpo nella materia cieca della terra, c’è il presupposto dell’astuzia della parola.
Don Alonso, del Greco lei sapeva assai più di quanto lasciava intendere!
Eh, com’era quel frammento di eraclito… il dio di Delfi parla per accenni (vado a memoria). Don Lozano, on est içi a jouer, ou quoi? :)
Le dirò di più, Don Juan, che mi è dispiaciuto non poter mettere il testo in greco, ma ho avuto problemi di font, capisce? Font? – Per questo la filologia è perdente, oggi, momò! –
Don Lozano, ma come, estrapolando, sottovalutava el Alonso?
cosmo cioè inganno come il cavallo di legno che il focidese Epeo fabbricò con l’aiuto di Atena ([Hom.] Od. VIII 492). ah! l’ottimo Quijano..
Agathe, lei sempre piena di epiteti, stavolta suffragati dal poeta. O Metis!
Quant’è bello l’ottavo libro dell’Odissea?
Ecco, una riflessione sulla formularità.
Ora, dopo numerose riletture, ciò che più mi colpisce in Esiodo, molto più che in Omero o l’Oceano, è la concisione, il tratto rapido, il motto – la fuciliata.
assai!
diversa sensibilità, ma credo anche diversa finalità. questo mi pare valga anche per la Teogonia. quanto al Catalogo: a tratti è molto omerico, ma c’è un problema di paternità e i filologi ne dibattono..mah..
Sempre a spolpare cataloghi, ‘sti filologi.
Alla fine, cara Agahte, vince sempre il II dell’Iliade contro ogni intepretazione.
Le dirò di più: le Sue considerazioni stilistiche, Quijano, sembrano suggerire che Esiodo sia più arcaico di Omero. in ciò concorda anche Madonna Filologia, almeno per quel che riguarda Teogonia ed Erga. Peraltro relativamente a “Omero” Lei conosce meglio di me i problemi cronologici posti dalla formularità, per contro la datazione di Esiodo è legata a quella della guerra per la piana di Lelanto (croce degli storici ma a quanto pare, testimone Tucidide, guerra arcaicissima) perché il Poeta ricorda di aver partecipato ai giochi funebri in onore di Anfidamante, e di aver vinto con il suo canto un tripode a due anse che dedicò alle Muse sul monte Elicona (Hes. Erga 650-660). dunque direi di affidarci al nostro istinto e il suo, esimio, è ultrafino ;-)
In fondo, Agathe, che cosa conta? Non penso ciò che la Storia, come si dice, abbia ragione dell’uno o dell’altro, ma che si riescano in qualche modo a snodare, la dove è possibile quegli equivoci che non fanno altro che riempire pagine di libri con inutili e vane interpretazioni. Vedere dentro le parole, insegnano che questa è la filologia, e invece io penso che essa sia un’arte ben più raffinata di cui oggi s’è persa la bussola. Un’arte che non solo serva a intepretare, ma a sondare le ragioni più profonde della poesia, anche se oggi questo scavare nel fondo è arte di becchini.
Ora – non sente anche lei il bisogno di dire: “O Metis!”?
O Metis, sì! ;-)
ragazzi non scordate l’accento (siate filologi): Ô Metis, ô Metis! (controcanto: Metis ô, Metis ô!)
Ah! il controcanto…
Questo Quijano poietes ama chai philologos a me mi allatta proprio. Chi sa che ne pensa Adamo di Compagnia.