Dalla prefazione a: Aldilà del bene e del male, di Friederich Nietzsche.
Premesso che la verità è donna (come? Non è forse fondato il sospetto che tutti i filosofi, in quanto dogmatici, di donne ne capivano poco? Che la spaventosa serietà, la maldestra invadenza con la quale a tutt’oggi si sono premurati di accostarsi alla verità, erano mezzi goffi e inopportuni per conquistarsi appunto una donna !) certo è che non si è lasciata sedurre. E ogni tipo di dogmatica se ne sta lì in atteggiamento depresso e scoraggiato. Se pur ancora sta in piedi! […] Non comportiamoci da veri ingrati nei suoi confronti, per quanto si debba anche ammettere che l’errore più grave e pericoloso di tutti quelli sin qui compiuti è dogmatico, e cioè l’invenzione di Platone del puro spirito e del bene in sè. […] Ma la battaglia contro Platone o, per dirla in modo più conprensibile e più accessibile al “popolo”, la lotta contro la secolare pressione cristiano-ecclesistica (il cristianesimo, infatti, è il platonismo del “popolo”), in Europa ha creato una splendida tensione dello spirito quale non si è ancora avuta sulla terra: con un arco talmente teso si può mirare alle mete più lontane. […] Ma noi che non siamo né gesuiti, né democratici e neppure abbastanza tedeschi, noi buoni Europei e spiriti liberi, molto liberi, noi lo sentiamo ancora, e tutto, il disagio dello spirito e tutta la tensione del suo arco! E forse anche la freccia, il compito, e (chissà?) la meta…
Sils-Maria, Alta Engadina, giugno 1885