[Praga, 15.VII.20]
Giovedì
[…]Così non ho nessuno, nessuno qui, tranne l’angoscia, stretti insieme e convulsi ci rotoliamo attraverso le notti. Eppure è una cosa molto seria, questa angoscia (che stranamente era sempre rivolta all’avvenire; no, non è esatto), che in un certo senso diventa comprensibile perché di continuo mi prospetta la necessità della grande confessione: anche Milena è una creatura umana. Ciò che ne dici tu è bello e buono, non vorrei mai udire altro dopo aver udito ciò, ma ci si domanda se non siano in gioco le cose supreme, questa angoscia non è la mia angoscia privata – lo è anche, e paurosamente – ma è pure l’angoscia di ogni fede, da sempre.
Il fatto stesso che ho scritto per te queste cose mi dà refrigerio alla testa.
(Franz Kafka, Lettere a Milena pag. 82. Ed. Oscar Mondadori, a cura di Ferruccio Masini, traduzione di Ervino Pocar e Enrico Ganni)