Eschilo, Agamennone, “pazzia di Clitemnestra” vv 1372-1398
Clitemnestra: Di tutte le cose che ho detto prima per opportunità, non mi vergognerò di dire il contrario. Infatti chi trama odio per i nemici, che sembrano essere amici, in che modo potrebbe tendere le reti della sciagura, culmine più alto di ogni salto? Per me questa sfida della contesa antica meditata a lungo è giunta, sebbene col tempo: io sto qui, dove ho colpito, vicino a ciò che ho compiuto. Così ho fatto, e non lo negherò! Per non fuggire o stornare il destino, gli avvolgo intorno una rete infinita, come le reti per i pesci, veste riccamente nefasta. Lo colpisco due volte! E in due lamenti ha lasciato il corpo; e su lui caduto infliggo inoltre un terzo colpo, offerta votiva per Ade salvatore dei morti. Così, cadendo, si agita la sua anima. E soffiando fuori un violento getto di sangue come una vittima sacrificale, mi colpisce con una nera pioggia di sanguigna rugiada, compiacendomi non meno che grano seminato per la lucentezza dell’acqua dono di Zeus nello sbocciare delle gemme.
Stando così gli eventi, augusta assemblea degli argivi, se poteste gioire, gioireste, mentre io mi vanto! Certo se fosse concesso fare libagioni su un cadavere, su questo sarebbe giusto, anzi più che giusto. Questo cratere è stato colmato di tutti i mali in queste case, e ora che lui è tornato, se lo beve tutto.