«Che cos’è?», chiese Eva a Adamo, nascondendo la mano sinistra dietro la schiena.
«Una tentazione, anche se siamo assolutamente soli?», rispose Adamo. «Anche ora che né serpenti né voci ci verranno a giudicare?»
«Sì!», rispose Eva.
«Lasciami pensare, allora», le disse Adamo.
Eva annuì, e intanto lo guardava, voltando la testa a scatti, per tornare sempre a puntare lo sguardo di fronte a sé, dove il giardino era rischiarato dal crepuscolo.
Così venne la notte nuova.
Adamo ancora assorto nei suoi pensieri, taciturno – Eva in attesa che Adamo indovinasse, stancava la mano nascosta dietro la schiena.
La notte era ora dovunque.
Poi, all’improvviso come se avesse intuito che cosa Eva nascondesse nella sua mano sinistra o solo perché volesse ingannare la donna, Adamo si voltò e le sorrise. Anche Eva si voltò, sperando che Adamo avesse capito.
Così restarono, finché la notte non iniziò a schiarire.
«È la mela?», chiese Adamo, con il tono dell’incertezza, il tono dell’astuzia, dopo che a lungo aveva tenuto i proprio occhi negli occhi di Eva.
«Sì», rispose Eva, dischiudendo la bocca in un altro ampio sorriso.
Allora, fu presto mattina.
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