Il faut foncer dans le trou.
E allora, nella rubrica appena appena inaugurata da †Alonso Quijano† con the finest thing tra i latini (il Carme 64 di Catullo) stasera, un bel sabato sera (shabbath è per l’uomo e non viceversa?), vi proponiamo un pezzo di Antonino (occitano, greco, francese, europeo), ritradotto all’uopo da Crapula.
Dalla raccolta Ci-Gît (pubblicata la prima volta nel 1947, scritta con ogni probabilità nel 1946, dopo l’internamento a Rodez), eccone uno venire fuori come un peto di sragione:
Et maintenant,
vous tous, les êtres,
j’ai à vous dire que vous m’avez toujours fait caguer.
Et allez vous faire
engruper
la moumoute
de la parpougnête,
morpions
de l’éternité.
E voi adesso,
tutti quanti, gli esseri,
vi devo dire che mi avete sempre fatto cacare.
E mo andate a farvi
ingroppare
la pellaccia
della pucchiacca,
zecche
dell’eternità.
parpougnête – il gusto del dialetto d’oc.
Caro Alfahridi, il sabato sera non è shabbat, poiché shabbat inizia al tramonto di venerdi e prende fine al tramonto di sabato quando inizia yom ehad. Il giorno ebraico inizia alla sera. rileggi bene la genesi: “fu sera e fu mattina, e fu il primo giorno”. Per Antonin vige ancor più che per F.W.N lo star attento a non estrarre solo che un bicchier d’acqua da un pozzo che è un oceano, comunque di Rodez uno dei ricordi a me più caro fu il tronchetto di legno che gli fu dato dallo psichiatra (di cui in questo momento mi sfugge il nome) per poterci scaricare delle pugnalate quando ne sentiva la necessità! Vi sono anche delle foto di tale oggetto, certi canali vanno aperti ogni tanto, c’è bisogno di scarico!
JPL, per un momento ho pensato fossi un uomo di spirito. Invece sei un talpa. Buon shabbath
Sono un tragico ragazzo, questo è il punto. E su questo sono intransigente, odio il pressapochismo e non mi avventuro in finzioni sapienziali.
avventurati dove meglio credi, ragazzo.
Dove vedi pressapochismo, c’è un gioco di rimandi (il shabbath in questa fetta di mondo suole celebrarsi la domenica). La miopia è propria della talpa.
Quanto al tuo discorso sull’estrapolazioni, esso contiene due assunzioni inaccettabili. La prima è quella di considerare che ci scrive non conosca Artaud (o Nitezsche o n’importe qui) per intero; la seconda – la seconda è la tua fnzione sapienziale.
Il shabbat, la domenica, celebrazioni degli schiavi….ti lascio dunque alle tue sottomissioni al dio invisibile, quello degli ultimi che saranno i primi! Già ne vediamo le conseguenze.
vedi che un po’ di spirito t’è rimasto? Sfogati un’altro pochino che fra un po’ vieni.
Non ho più da venire, perché sono già andato e da tempo. Estrapolo anch’io e ti dico: beati coloro che hanno visto e non hanno creduto. F.W.N
haters gonna hate
sai qual’è il bello, Jean-Pierre? È che non ho niente da ridire quando citi Nietzsche. Che tu lo voglia o no, Nietzsche è stato colui che mi ha rimesso in piedi.
ed a tal proposito (a proposito del pressapochismo che dicevi – ho bevuto troppo, sono nel “volemose bene mood”) ti dico che a volte un impulso metonimico mi prende e mi porta (per capriccio o per necessità) a fare connessioni affrettate (non ho nessun problema ad ammettere che il rimando a “shabbath” portava in sè qualcosa di troppo ambiguo o impreciso). Una volta, in preda all’impulso metonimico, ho scritto a Sanguineti chiamandolo Sanguinetti (come il giocatore di tennis, mediocre-scarso).
Una volta, Nietzsche, in preda all’impulso metonimico ha scritto dell’immacolata concezione di Maria riferendosi, erroneamente, alla sua verginità piuttosto che al suo proprio status di “concepita senza peccato”. e li Colli è intervenuto, rosso nelle guance e quasi cent’anni dopo, a correggere l’imperdonabile errore.
Io ho scelto di stare dalla parte di quelli che a volte, presi dal furore metonimico, steccano; non dalla parte di quelli che correggono. Tu da che parte stai?
In quanto a quello che hai pensato per un momento, lascia il tempo che trova, ti consiglierei di pensare più a lungo di un momento.
“debajo de las vencederas banderas del hijo del rayo de la guerra”.
Il fatto che tu abbia pensato per un momento, è un pò poco, ti consiglierei di pensare più a lungo di un momento.
“bajo las vencedoras banderas del hijo del rayo de la guerra”.
Lascio lo spirito ai dandy come quel coglione di Oscar Wilde, e mi dedico al Polemos nell’etimo: Guerra!
Per quanto riguarda Shabbat hai ragione. per quanto riguarda il resto fatti una purga ti sentirai meglio.
Ma ragazzo vieni a servire Artaud a uno nato e cresciuto e studiato a Parigi, come una delizia e prelibatezza! che voi che ti dica sei un turista.
Che astrusità. Stai confondendo tutto, JPL, tutto.
Propongo una traduzione diversa di un poema di Artaud – conosci la traduzione fatta da Einaudi per Ci-Gît e Artaud le Mômo? Fa schifo.
Le traduzioni (ed è stato ahimé il mio mestiere per dieci anni) hanno terribili limiti, su questo lodo il tuo sforzo. queste poesie fanno parte dell’ultimo Artaud, ormai troppo in sé, troppo andato, il laudano non è il mio oppiaceo preferito.
Non ne metto in dubbio il limite. Tuttavia, dato che il succo del post è una proposta di lettura 8e di traduzione), invito a discutere di questo. Inoltre: è vero che questo è l’ultimo Artaud, ma ciò nulla toglie alla sua fruibilità; al contrario. Quest’ultimo Artaud è capace di un umorismo cosmico (molto di più del primo Artaud in versi).
@JPL Vuoi anche tu essere postumo?
A me pare che il modo in cui tu credi ai nomi, alle definizioni, si avvicini molto a una mistificazione religiosa – a qualcosa che potremmo chiamare cecità, ma – sempre forse – solo tu puoi dirci se possiamo o meno usare certe parole, certe citazioni; se possiamo permetterci di leggere questo o quest’altro, pure non essendo donchisciotteschi come te, nicciani come te, artaudiani come te. Noi ti chiediamo di illuminarci, di rendere ai nostri occhi quella luce che pare esistere solo dentro di te, in fondo a destra.
Don Alonso, sono già postumo ogni qual volta mi esprimo come lo sei anche tu. Io non credo ne a nomi ne ancor meno a definizioni in quanto alla religiosità nel res-ligere ciòè qualcosa che lega uomini tra di loro proprio è l’ultimo in me, il mio interesse è nel dividere (Apollo diglielo tu). Forse la vostra più giovane età vi dà entusiasmi certamente maggiori dei miei ed io vi voglio bene perché vi odio (neikos) e non credo (credere sempre è dubitare) di potervi illuminare, anche se c’è quella luce in fondo a destra, che è un poco più in alto e leggermente a sinistra per colpa di questa merda di morale degli schiavi che hanno fatto marcire l’occidente e pian pian il mondo intero. Per ultimo non crediate che sia un intelletualoide, il mio mondo si delimita ad un palcoscenico sono un uomo di “drama” nell’etimo azione, e per dirla come Beckett: il teatro è quel luogo del mondo che mi fa vedere il mondo. Non perdonatemi, ma credo che i nostri intenti divergano, e la differAnce tra il significante e il significato babele della rappresentazione apollinea, nel senso del rappresentarsi, ci è nociva. Credo che Heidegger prima e soprattutto Derrida dopo, ossia praticamente ora, si siano infiltrati in quella fessura, hanno aperto la scatola ed ora sono cazzi!
Poco fa fumavo una sigaretta e mi chiedevo “Chissà quando JPL caccerà fuori Derrida”. Ed eccolo qua.
Grazie ancora per il tuo neikos, ma qui siamo piuttosto per la metis.
Don Alonso, entiendo que usted tiene un gràn corazòn. Yo también lo tenìa, hasta que llegò el dìa que empezé a odiar la mayor parte de los seres umanos, desde aquel dìa vivo encerrado en el alcazar de mi alma. La verdad es que todavìa estoy en este mundo, pero ya he logrado en reducirlo a una escena teatral. No hay duda, Don Alonso Quijano, que nos encontraremos en un lugar de la Mancha de cuyo nombre no quiero acordarme….
don lozano, il disaccordo del nome è proprio di don quijote, quindi…
io, ora, non mi sento di voler vedere il mondo ridotto a teatro, nè prima mi sono mai posto questo obiettivo e diffcilmente lo farò in futuro.
piuttosto di questa rapprestazione intesa come necessità dell’Io, preferiisco pensare ciò che dice Artaud, nella prima parte del brano tradotto da Alfahridi. E forse il mio intestino infiammabile è il segno, l’accenno del dio che parla per accenni (quasi dico) e che mi mette in guardia dalla sua arte – che poi soltanto sua non è.
Beh, consiglio comunque anche se probabilmente lo avrà già fatto la lettura du Théatre et son double, un libro che ho già esaurito fisicamente due copie a suon di scavarlo. Artaud é inseparabile dal teatro e ne rimane uno dei più grandi maestri del 900. dopo tutto e tutti, è ancora au théatre du vieux Colombier ch’egli fa la sua ultima apparizione pubblica ed è da quel palco ch’egli ancora lancia le sue ultime urla, i suoi particolarissimi suoni, la sue voce oltre la voce, annunciando già Demetrio Stratos, la phoné del buon Carmelo et la differAnce di Derrida. Il Teatro era per Artaud non tutto, ma quasi.
Aggiungo che questa (come dice lei) rappresentazione intesa come necessità dell’essere (sappiamo che esiste già addirittura nel preesistente oblio dionisiaco) è proprio la quintessenza del teatro, il teatro è per eccellenza il luogo di quella necessità. Obrigado.
@JPL (le celebrazioni degli schiavi) – vedi che con un po’ di sforzo un po’ di spirito lo cacci anche tu? sforzati un’altro po’ che vieni. dai, sù.
comunque, les gars: questa è una cosa noiosa. Uno propone una traduzione nuova, e si discutono le intenzioni, i rimandi. Le intenzioni (non solo tu JPL, anche altri). Discutiamo della traduzione, io ci sto. (ci sono degli elementi in qualche modo discutibili, nella traduzione. Per esempio: il dialetto per il dialetto).
Se no, le ipertrofie delle vostre manie d’ora in poi cadranno nel buco della mia indifferenza nera.
Saluti
Ho specificato meglio che si tratta di una nuova traduzione. Forse prima non era abbastanza chiaro – maledetta ellissi
E tu ti permeti di parlare di shabbat a me che c’ero al primo shabbat dell’umanita a me che pasteggio con l’-ltissimo basta piantatela di avere un opinione se c’è il diretto interessato ahahahahahahahahhahahahahahahahahahahahahahhahahahahah O Si-re eterno ne ho sentite di stronzate ma questa…….. questa? stronzate? Etu parli di stronzate a me che conosco la merda personalmente ragazzino te ne devi fare di faccia e merda prima……… Prima? E tu parli di “prima” a me che tutte le sere uscivo con Prima……………………………. etc……………..etc……..etc……………….A me che ho capito quello che c’era da capire e non ho capito quello che non si doveva capire………PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR…………………….. CHIè STATO?
Boh il pernacchio è sempre anonimo.
Caro Visir, lei ha ragione: il pernacchio, come il bambalas, è cosmico e anonimo.