Quae tum prospectans cedentem maesta carinam*
Multiplices animo volvebat saucia curas.
At parte ex alia florens volitabat Iacchus
Cum thiaso Satyrorum et Nysigenis Silenis
Te quaerens, Ariadna, tuoque incensus amore.
………………………………………………
Quae tum alacres passim lymphata mente furebant
euhoe baccantes, ehuoe capita flectentes.
Harum pars tecta quatiebant cuspide thyrsus
pars e divolso iactabant menbra iuvenco,
pars sese tortis serpentibus incingebant,
pars obscura cavis celebrabant orgia cistis,
orgia, quae frustra cupiunt audire profani,
plangebant aliae proceris tympana palmis
aut tereti tenuis tinnitus aere ciebant,
multis** raucisonos efflabant cornua bombos
barbaraque horribili stridebat tibia cantu.
Questa allora guardando da lontano triste la chiglia che va via
agitava nell’animo ferita sofferenze infinite.
Ma da un’altra parte Iacco nel fiore della giovinezza scorrazzava
con il tiaso dei Satiri e i Sileni nati a Nisa
cercando te, Arianna, e bruciando per il tuo amore.
………………………………………… (le menadi)
che allora animose infuriavano senz’ordine, sconvolta la mente,
evoè mentre celebrano la festa di Bacco, evoè mentre flettono le teste.
Una parte di queste faceva vibrare i tirsi dalla cuspide coperta,
una parte gettava fuori le membra di un torello fatto a pezzi,
una parte si incoronava con serpenti attorcigliati,
una parte celebrava con ceste vuote orge oscure,
misteri, che in vano desiderano ascoltare i profani,
altre percuotevano i timpani con i palmi slanciati
o facevano nascere tintinnii sottili dal cembalo levitato,
a ondate** i corni spiravano fuori versi dal suono rauco
e il flauto frigio risuonava con un canto che incute orrore.
(Testo in latino tratto da Ed. BUR Classici)
Due note:
* Suggerisco di leggere con attenzione l’incipit dei versi da 51 a 53, che potete leggere qui e confrontare la lingua, per avere un’idea di quella che nell’Ottocento tedesco fu la tanto apprezzata Ringkomposition. D’altronde i due incipit sono contemporanei e sono i limiti alla narrazione dai vv 73 a 248, della vicenda anteriore, anch’essa circolarmente conchiusa, dell’inganno di Teseo, con annessa uccisione di Minotauro e abbandono di Ariadna.
** Multis: con riferimento all’anafora precedente di pars (una parte). Inizialmente avevo tradotto alla lettera: a molte. Poi, dopo una breve discussione in merito con Alfredo Zucchi – a lui è venuto il dubbio dell’attribuzione, dato che Enzo Mandruzzato, traduttore per BUR, lo collega a cornua, che è soggetto neutro plurale – ho trovato che a ondate potesse rendere l’idea sia del grande numero sia della festa itinerante, caratteristica del passaggio dionisiaco.
grande Quijano.
A proposito della seconda nota – in preda all’ormai ossessivo furore metonimico – avrei tradotto addirittura “a ondate”. Ma “in corteo”, come dire, c’est la classe!
Si, “a ondate” sarebbe stato da vero furore, ma io penso che qui si descriva la preparazione per la ricerca di Arianna, corteo quindi è precedente a ondata, che comunque è un’immagine più potente, più dinamica e caotica.
concordavi
beh il massimo furore sarebbe stato un traduzione un po’ argot: “rall ‘nfacc”.
si, in dialetto è tutt’altra violenza.
ovviamente approvo la violenza e anche il furore, ma ho trovato nell’edizione Mondadori tradotta da F. Della Corte: multis dativo possessivo = “suonati da molte”. non so, mi limito a sottoporre all’attenzione.
Mi pare che (e mi pare avendo abbandonato la filologia) la soluzione che sottoponi, in fondo, non sia così distante.
È chiaro che il dativo possessivo si riferirebbe unicamente e specificamente all’azione che quelle compiono coi corni – mentre in corteo risulta più sciolto, riferito, come dire, all’intera scena, alla stessa presenza delle Menadi, come una caratteristica essenziale del loro incedere.
allo stesso tempo, l’uso di un dativo (o ablativo) rompe la simmetria dell’anafora (sempre in nominativo singolare o plurale).
Però, in tutto questo ancora mi pare che le due soluzioni non siano così distanti. Bisognerebbe forse interrogare l’intero testo, ed oltre. Siete pronti, filologi?
(grazie Agathe per l’ottimo spunto)
intendo dire che l’idea del corteo non mi dispiace affatto, ma perché esprimerla nel tradurre multis e non invece l’iniziale harum?
Agathe,
la tua osservazione è giusta.
Ma penso che messo lì nel finale sa più adatto al tipo di traduzione che ho fatto, la quale – come dicevo prima – segue la preparazione e poi la partenza del corteo stesso.
Per quanto riguarda “multis” come dativo possessivo, mi pare incongruente proprio con la posizione in cui si trova nel verso e inotlre il verbo “efflare” è all’attivo con tanto di complemento oggetto. Ritengo che potrebbe essere forse un ablativo di provenienza “dalla bocca di molte”, ma qui siamo proprio nella riscrittura del verso e a me non piace affatto, sinceramente.
hai ragione, Quijano, tra l’altro, bisognerebbe vedere i codici ;-)
guarda, Agathe, io ho controllato su un’edizione di canti a cura di Arnaldi e in una nota dice che i codici davano “multi” poi corretto in “multis” da B. Pisano.
certo, però poter accedere ai codici sarebbe altra goduria. :)
grazie per lo spunto di riflessione, ne riparlerò a breve.
in realtà Fahridi ed io ci stavamo interrogando sulla virgola di fine verso 262. peraltro, “in corteo” è ottimo, ma “a ondate” mi piace di più.
Si, “a ondate” è più d’effeto, alla Maradona.
La virgola? Chiedi all’edizione BUR. ;)
perchè avete altre edizioni in mano e non c’è? che mazzamma…
i codici, Fahridi, chi sa se hanno le virgole!
i codici hanno i cavilli, e le zecche – le zecche dell’eternità!
“a ondate” è la prima cosa che è venuta fuori in una discussione col Quijano.
ora, senza anticipare questioni che Quijano tratterà in esteso nella rubrica “Anonimo del Sottile”, questo multis è ambiguo – è multi, ancora di più.
Penso sia la prima volta su Crapula che una discussione dura più di 5 commenti senza finire in metonimica caciara. Potenza della filologia