Alla spettabile attenzione del Signor Preside.
DOMANDA DI AMMISSIONE AL COLLEGIO INTERNAZIONALE ISTITUTO PRIVATO “DEI FIORI” 2016/17 ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE Scadenza 22 febbraio 2016
Data _ 15-FEBBRAIO-2016______________________
Firma dell’esercente la potestà genitoriale__MAMMA ORA è FUORI_______________________
(necessaria nel caso in cui lo studente non abbia compiuto i 18 anni alla data della presentazione dell’autocertificazione dei voti scolastici)
RICHIEDE
di essere ammesso a partecipare alla selezione pubblica per l’ammissione al Collegio Internazionale ISTITUTO PRIVATO “DEI FIORI” per l’a.a. 2016/17
A tal fine DICHIARA
Io voglio fare lo storico. Nel senso. Sono nato in codesto paese subito dopo essere stato fatto. Fin qui ci siamo. Nel senso. Il mio paese è nato molto prima che il Vostro Collegio è stato un collegio, di tot anni. Lo sapeva, signor preside? Ecco perché ho fatto questa ricerca. Vorrei iscrivermi presso di: L’Istituto Privato “Dei Fiori”. Che è il suo. Però lo appello Istituto Superiore Della Storia del mio Paese. È Pro. Dichiaro: mamma sapeva che ero uno storico sin da quando ero in pancia ecco perché m’ha fatto girare in giro. Poi s’è fermata qui e m’ha scodellato in: nei pressi dell’ospedale pediatrico. Nei pressi del Suo Collegio. Dichiaro: mamma ha cercato di farmi fare le migliori scuole dell’infanzia sin da subito presso le migliori suore dell’infanzia. Che una volta una suora aveva detto che non potevo andare al bagno. Quando mi sono pisciato addosso mi ha fatto andare al bagno. Ho volontà, signor preside. Poi c’era quella super suora grossa che mi ha fatto scrivere tante volte una pagina di interi “1” perché avevo vomitato la trippa. Erano gli studenti tutti andati a casa. Erano i tempi del mio primo apprendimento. Poi è passata al numero “2”. E questo significa. Ho scritto, signor preside. Tanti numeri “1” e poi anche numeri “2” e poi anche i “3” fino ai “9”. Lo Zero lo facevo già prima. Mamma diceva che ero dotato perché facevo certi cerchi. Ecco perché sono stato, nel senso, che ho fatto ingresso, nelle migliori scuole di prima maternità. E soprattutto quella lì delle suore dei numeri. Poi ne ho fatte altre. Ecco perché. Anche se non partecipavo ai giochi. Strizzavo le banane nei cestini degli studenti mentre loro ballavano che io non volevo ballare. Che poi gli “1” e i “2” sono diventati “B” e “C” fin per tutto l’alfabeto fino alla “Z”. Perché strizzavo le banane. Sono uno storico con la passione per i numeri, ora. Per via delle suore dei numeri. E ho la esse maiuscola. Per via delle suore delle lettere. È che ora la vorrei un po’ più maiuscola. Ecco perché ho scelto il Suo Istituto, signore. Lei è il Preside. E ora, nel senso, Preside, ti dichiaro per regalo la storia del Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese. Parte che ero scivolato in questa tasca dopo aver provato tutte le tasche di tutto il guardaroba degli altri paesi di dove mamma è stata. Ero. Perché sono uno storico. Nel senso, da quando pure non ero qui nel mondo di fuori. La mamma ha viaggiato molto mentre io ero nel mondo dentro la pancia.
Sono un ragazzo con tutto okay a quanto dichiarano, e vorrei essere ammesso per la classe del Primo anno del Suo Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese. Serena risponde di Sì, signore. Serena è la mia amica che mi sta aiutando a iscrivermi. La mamma non vuole, perché gli storici vanno sempre in giro a puttane. Può rispondere, se vuole, signor Preside, quando ti arriva la mia lettera. Che prima la faccio correggere a Serena. Che ora è sempre in casa che s’è rotta il piede. Perché suo babbo s’è sbagliato e ha tirato troppo il braccio così lei è caduta per le scale e l’hanno ingessata. Ma non vuole dirlo a nessuno perché si vergogna. Io sono fuori che devo imparare lo Storico, ora. C’è vento. Ma lo Storico del Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese è pronto al vento. Dopo le suore dei numeri e tutti quegli “1” e “2” era meglio che facevo il matematico, dice mamma. I matematici stanno sempre in casa e non vanno a puttane. Dopo le suore la mamma mi ha scelto le Migliori Scuole Elementari della Prima Classe. Tu le conosci? Sono vicine al Tuo Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese. Serena dice di Sì. La storia è quello che voglio fare. Continua che ci stanno molte bande, qui. Tutti che si incontrano da qualche parte di nascosto intorno al Tuo Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese. Che poi mi hanno sparato ma li vedevo, eh. Quindi sono scappato di corsa perché sono uno storico veloce. Una volta questo paese era una colonia penale. Cioè, non è che perché era una colonia penale, ma secondo me anche un po’. Nel senso. Me l’ha chiacchierato un mio amico che lui non è storico ma sa le cose come uno storico. È un mio amico molto grande. Dice che erano come una specie di carcere. Dice che quei catorci in fondo sulle colline erano dei castelli.
Prima che i catorci erano catorci, insomma, quelli delle spiagge, le navi una volta al mese arrivavano dalla base commerciale e approdavano in questi territori un po’ più in là dove non si tocca, che poi le barchette remavano fino alla spiaggia per scaricare i prigionieri. Che puzzano e che non hanno tutte le rotelle in testa e che dormono per strada perché sanno di merda addosso. I prigionieri si trattenevano sulla spiaggia mentre le navi scappavano per far ritorno alla base commerciale. La storia è che alcuni prigionieri erano buoni ma nessuno sapeva che erano buoni perché alcuni erano cattivi. Dice così che erano stati cacati sulla spiaggia senza distinzione da quelli cattivi per davvero che erano davvero cattivi che dovevano scontare la condanna. A questo punto dice che spesso c’erano veri e propri duelli Hit&Run Hit&Run, come dice ACE il mio amico coreano quando giochiamo alla Schermaglia online. Tanto che a volte i Prigionieri avevano la meglio ma a volte la peggio e le cose andavano avanti, insomma. Da un lato c’era il mare (ACE ci produrrebbe Galeoni subito alla Terza Era) dall’altro una catena montuosa che chiudeva sotto vuoto il paese dove sta il Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese come un barattolo ecco perché era stato scelto come colonia penale, e questa è una chicca. C’erano molti Villagers. Ma non lo dire a nessuno perché in realtà bisognerebbe fare Villagers da zero e metterli subito a cacare GOLD e WOOD e FOOD che sennò i soldati non li crei. E inoltre sulle colline c’erano state costruite una quantità di torrette ripiene di Soldiers armati con lame e frecce infuocate. E qui ACE ci lancerebbe contro i Galeoni. I coreani sono Pro, io non sono un Pro. Sono un Nabbo. Ma se mamma non mi faceva smettere ero un Pro. Tu hai mai giocato? Se vai online ti spaccano il culo. Lì ci stanno i PRO. I coreani sono troppo Pro. Mamma mi ha mandato da una Psi, perché giocavo troppo.
Poi continua che i resti di alcune torrette li puoi vedere lungo la costa perché sono ancora là, se ti giri a destra li vedi là. Una è mezza rotta. Dice ACE che se una torretta è rotta serve STONE, devi mettere i Villagers a scavare e poi la ripari. Mi chiedo perché i Villagers del nostro paese non gli fai fare la STONE, così poi le riapri. Che in fondo verso il WATER certe sono ancora in buono stato, e si farebbe prima. La cosa migliore è il Rush. Tu fai pochi ometti e poi vai subito all’attacco. Dice mamma che ora ci vanno le puttane a fare i chinotti. Io ci sono stato e il WATER è lucido come un foglio di carta stagnola da lassù che è bellissimo. Continua che i prigionieri li reclutavano i SOLDIERS e facevano una partita online Live, reale. Ogni squadra era composta da alcune guardie che gli mettevano una specie di casco allacciato in testa. Dice che i Soldiers spiaccicavano addosso ai prigionieri una roba scura catramosa infiammabile e poi li liberavano. Che poi li incitavano a correre urlando in cima alle scale e osservavano la gara dalla terrazza. Chi non voleva correre veniva sgozzato sul posto. I prigionieri allora correvano forte velocissimi gnàààuuummm muovendo le gambette come un insetto che c’avesse il turbo. I Bowman si allineavano sulla torretta e armavano gli archi mentre uno incendiava la freccia passando velocemente davanti. Chi colpiva il bersaglio vinceva una moneta da ciascun soldato perdente. Il gioco era come la torcia Olimpica. Tutti correvano infuocati laggiù rimpicciolendosi in un’unica fiamma fuocante. Fuoco umano che urlava, che si contorceva e che barriva come un piccolo elefante ferito che non smetteva di correre. E anche cazzo, se correva, cazzo se correva il cerino. Il cerino correva finché non si avvitava su se stesso contro le rocce e fìììuuummm, giù morto a fumare. Ma a volte uno pììììuuummm, via, scappato. E alla fine doveva scappare. Così lo inseguivano e correvano ma qui niente Hit&Run, qui diventa a tempo. Perché il Villager scappava tra i prati per i viottoli fino su per le colline e oltre e oltre dove c’era una serie di rovine e di villaggi bruciati e case distrutte forse da una partita online di alcuni Pro.
Quelli che arrivavano là di questa partita arrivavano all’unico edificio sano che era una specie di Church gestito da una specie di Monk. I Monk erano come i Villagers non avevano armi, e non potevano fare nulla solo convertire. Era una specie di casermone che non poteva dare ospitalità che a pochi, cioè a nessuno. Ma ogni tanto sì. Serena dice che non ci arrivava quasi mai anima viva ecco perché appena annusavano odore di essere vivente lo accoglievano. I Monk facevano GOLD, e WOOD e WATER e STONE tutti i giorni. Quindi riparavano. Giravano la chiave e lo facevano accomodare dentro e giravano ancora la chiave e lo spogliavano e lo ripulivano e lo lavavano in una grande vasca di acqua calda dove aggiungevano sempre WOOD sotto, sempre di più per aumentare la temperatura. E quando la temperatura saliva molto lui cercava di uscire ma allora lo affogavano e lo bollivano vivo affogato. La sera lo servivano in tavola con una mela in bocca e la salsa alle erbe. Ma siccome i Villagers che giungevano sin lì erano poca roba e quella che arrivava se la mangiavano, alla fine il Church rimase deserto. Che le nubi passarono a milioni, l’acqua scivolò dai fiumi e il cielo si illuminò e si spense come tipo una lampadina di cucina migliaia di volte finché i muri iniziarono a sgretolarsi. E qui serviva STONE a quel punto. Continua che arrivò un ricco signore che lo acquistò per pochi spiccioli e lo ristrutturò e fece una mostra con tutte quelle ossa di quei Monk che ci aveva trovato dentro. Quando il signore morì di crepacuore dopo aver letto tutti i diari nascosti dietro al muro della biblioteca suo figlio vendette i diari e ripulì il casermone e passò di Era velocemente e ci fece un bel Church nuovo scintillante fiammante. Arrivò un nuovo signore più ricco che lo vide e lo acquistò con mooolto GOLD e ci fece una struttura usando GOLD WOOD STONE e alla fine quell’affare adesso è il Magnifico Istituto Superiore Della Storia del mio Paese. In cui mi sto iscrivendo.
Ecco la mia ricerca.
Grazie.
Matteo Lupo
(Online sono Freez)
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