La faccia della madre. La bambola che buttò dalla finestra. Il libro che bruciò. L’acquario che svuotò in salotto. La bambola a cui strappò le gambe. Il primo psichiatra. La tazza con cui colpì la madre. La baby-sitter poco prima che se ne andasse. La nonna materna poco prima che se ne andasse. Il padre poco prima che se ne andasse. La faccia della madre. Il gatto che infilò nel forno. Il secondo psichiatra. Il primo asilo. Il bambino che prese a calci. Il terzo psichiatra. La treccia tagliata della compagna. L’angolo in cui rimase in punizione. La faccia sfregiata della compagna. Il quarto psichiatra. Il secondo asilo. Il cane che sbudellò. La sedia a cui la legarono. Il braccio ingessato della madre. Il braccio ingessato della maestra. Il braccio ingessato del quinto psichiatra. Il terzo asilo. Il bambino che la picchiò. Un pezzo dell’orecchio del bambino che la picchiò. Il quarto asilo. La denuncia contro di lei. La borsa della madre. La faccia della madre. Il direttore della scuola elementare che non volle ammetterla. La faccia della madre. Il direttore della seconda scuola elementare che non volle ammetterla. Il bancomat della madre. Il direttore della scuola elementare che finalmente la ammise. La bambina che tentò di annegare nel gabinetto. La bambina che spinse per le scale. La lettera di protesta firmata dai genitori dei suoi compagni. La faccia della madre. La spalla nuda della madre. Il direttore della seconda scuola elementare che la ammise. Il maglione del compagno scomparso. Il corpo del compagno scomparso. La faccia della madre. La pattuglia che andò a prenderla. La faccia della madre. L’autobus che prese con la madre. Il primo motel dove dormì con la madre. L’incendio del primo motel dove dormì con la madre. Il notiziario con la foto della madre. La faccia della madre. Il secondo motel dove dormì con la madre. Il neonato che resistette tre giorni nella stanza dove dormì con la madre. La faccia della madre. Il terzo motel dove dormì. Il telefono che la madre cercò di usare. La faccia della madre. Un occhio della madre. La lingua della madre. L’altro occhio della madre. La macchina dell’uomo che la caricò in strada. La prima commentatrice che parlò di lei in televisione. La macchina del secondo uomo che la caricò in strada.
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Traduzione di Violetta Colonnelli
Violetta Colonnelli lavora alla Scuola del libro di Roma e traduce dallo spagnolo. Ha tradotto, tra gli altri, romanzi per le case editrici SUR (Emma Reyes, Non sapevamo giocare a niente), La Nuova Frontiera (Romina Paula, Agosto; Alicia Plante, Senza macchia apparente), Arcoiris (Roberto Arlt, L’isola deserta e alcuni racconti di Alberto Chimal nella raccolta Nove), Mondadori (Ayda Levy, Il re della cocaina).
Alberto Chimal
Nove (Edizioni Arcoiris, 2017)
Trad. Raul Schenardi, Violetta Colonnelli, Sara Princivalle