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Come se non sapessimo che ci muoviamo verso un luogo, che è tanto passaggio, quanto presa di posizione, tanto buco, quanto vertigine. Lo sappiamo, ce lo diciamo e, pure, ce ne vogliamo convincere.
Leggi tuttoVoi sapete cos’è la stanchezza? E non ditemi che inizio sempre con le domande, perché è l’unica maniera che conosco. Tutti questi crapuli, come vogliono che io stesso li chiami, mi hanno imposto – Agathe su tutti – di lasciarli un po’ in pace. Vogliono diffondere adesso, far viaggiare O Metis nel grande calderone a rete della Rete. Andate, disperdetevi, ma quanto basta! Misura, muscoli e tecnica. Mi hanno chiesto formalmente una tregua. Quijano – cui la malinconia talvolta strappa…
Leggi tutto[bang!] Appunto. Se fossimo come piante, tenteremmo l’estensione verso il cielo. Sarebbe, quindi, caduta e scalata e viceversa. Resta che se fossimo piante, saremmo piante e basta. Ma siamo uomini farciti di pensieri. Da quando ho letto in Lettere a nessuno di A. Moresco che il carattere dell’opera che si scolpisce nello spaziotempo è la verticalità, ci sono momenti in cui non riesco a pensare a nient’altro. E non ho potuto fare a meno di cercarmi un paragone fuori…
Leggi tutto[in discussione] D’altronde disprezzo, distanza, educazione impregnano tutto il mondo letterario di Kafka, quasi a rimarcare la necessità che le cose abbiano da qualche parte un significato così brutale e tremendo, da avere costretto lo scrittore a mutarne la forma, il nome, pur di sopportare il peso del vuoto – antinomia solo del Novecento? – di cui il discorso sulle cose stesse si fa carico. A. Quijano, Dentro il padre, da O Metis, n°2 (a breve)
Leggi tuttoLa nostra linea di diffusione, condivisione, tutta in un epigramma.
Leggi tutto[no image] Marziale, Epigrammi – Lib. IV, LIII Hunc, quem saepe vides intra penetralia nostrae Pallados et templi limina, Cosme, novi Cum baculo peraque senem, cui cana putrisque Stat coma et in pectus sordida barba cadit, Cerea quem nudi tegit uxor abolla grabati, Cui dat latratos obvia turba cibos, Esse putas Cynicum deceptus imagine ficta: Non est hic Cynicus, Cosme: quid ergo? Canis. *** Cosmo, tu pensi che questo vecchio, che spesso vedi all’interno del tempio della nostra Pallade e…
Leggi tuttoÔ Metis II. Non vogliamo sottrarci alla pubblicità. Non avremmo voluto ammetterlo, ma bisogna pure mandare avanti le cose, spingerle fuori (“spinga forte Quijano, spinga.” “Dottore, non ho le ovaie” “Che importa! Spinga comunque!”). E così per O Metis II abbiamo scelto il tema del Fuori di sé. L’abbiamo veramente scelto noi? Diciamo pure che siamo stati sollecitati dal nostro Filologo – a lui non piace venire fuori sempre, piace inseminare e guardare le cose crescere, per giudicarle. D’altronde un’attitudine…
Leggi tuttoMi scuso con l’avanguardie. Nel Giardino antistante la nostra casa, qui a Vacca Pezzata, c’è un pascolo di mendicanti. Noi li vediamo senza scampo, ma solo ora ce lo mettiamo in bocca questo “senza scampo”, questa grammatica che serve a rendere la loro sorte ciò che è, poiché sono tutti mendicanti morti. (È usanza a Vacca Pezzata avere mendicanti defunti nella propria avanguardia. Lavorano meglio degli spaventapasseri). Non potevano fare altrimenti? Non morirne della loro mendacità? – A volte certe…
Leggi tuttoLe vacanze sono un’invenzione nichilistica. Non capisco per quale motivo, dunque, scrittori di questa forma non vadano al mare o in montagna a svuotarsi. A volte, però, (mi dico) voglio cercare coerenza tra forma e contenuto, là dove invece bisognerebbe o distogliere lo sguardo o ricordare che se si preferisce il niente, piuttosto che non volere, allora il luogo adatto per questi scrittori è Scalea nel giorno dell’Assunzione.
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