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Crapula Edizioni

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Mamma

E poi c’era Mamma. Mamma viveva in una di quelle baracche vicino ai campi. Se da Lucca andavi verso Siena, superate le terre dei Lucenti e presa la svolta per Crosta ci arrivavi tipo in due ore: la sua casa si vedeva bene perché era isolata e poi fuori c’erano sempre dei vasi e dei fiori. Se andavi a trovare Mamma dovevi stare attenta perché prima di casa sua c’erano dei capannoni; lì ci vivevano quei bambini a cui erano…

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La voglia di vedermi

Anastasia mi scrive che muore dalla voglia di vedermi. Non sa ancora nulla di Francesca e, forse, è meglio così. Cammino per le vie del centro, faccio lo slalom tra i turisti, entro in una birreria, guardo l’ora, esco, vado in una pasticceria. Ordino una cioccolata calda, odio la cioccolata calda, la bevo comunque. Anastasia muore dalla voglia di vedermi. Me la immagino, agonizzante, un po’ mi dispiace, un po’ mi fa anche piacere però. Penso a come evitarle il…

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Polvere

Il primo giorno, quando lo vide rientrare, Romana si spaventò. Mario che hai fatto, disse. Poi gli sorrise e gli sfilò piano la tuta. La fece scivolare fuori dalle braccia e lungo le sue gambe, giù, fino alle caviglie. Mario rimase un attimo in piedi, poi si sedette, nudo, su uno spicchio di materasso. Ai suoi piedi, il tessuto si era fatto grigio di polvere e a stento vi si leggeva sopra la scritta rossa stampata in caratteri corsivi. Romana…

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Finisterre. Lo strano caso dei gemelli Denis

Isola di Ouessant, 21 giugno 1909. Quando finalmente riaprì gli occhi, Etienne fu assalito dall’angoscia. La distesa del mare era nera e immobile come una lastra d’ossidiana, e il giovane ebbe un brivido al pensiero degli antichi dèi degli abissi che, nelle tenebre sotto di lui, trattenevano il fiato. Intuì che il sole doveva essere tramontato da un pezzo, e solo la nebbia rischiarava il ventre del peschereccio, emanando uno strano, ripugnante candore. Etienne cercò a tentoni il corpo del…

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Oltre il cancello gli antichi dèi cadono come mosche

Il giorno in cui sono morto per la seconda volta fuori dalla finestra c’era un martedì di metà marzo. Mi dissi che sarebbe stato un buon giorno per morire, quello. Nuvoloso, noioso, inutile. Nel mondo reale la gente lavorava, s’incazzava, pensava alla cena e ai figli che tornavano da scuola. Non avrebbero fatto caso a me. Non sarei finito sui titoli dei giornali locali, né tra i discorsi dei matti alla stazione. Quando qualcuno si buttava sotto a un treno,…

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Shiva

Che azione, ragazzi. Mi sono appena paracadutato nella vecchia fabbrica, trovo subito il dune-buggy e me la squaglio. Gianlu salta su con me e insieme andiamo a lootare. Sulla via per la centrale nucleare trovo un fucile da cecchino e un fucile d’assalto e li metto in saccoccia. Qui però si apre la porta. Madre appare nella stanza e comincia a parlare, con quella sua voce che sembra un lamento. Bla bla bla, non capisco un accidente, ma posso immaginare…

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L’oro nel portacenere

Quando le ossa della schiena lo svegliavano, s’alzava dal letto e sedeva a notte fonda alla tavola già apparecchiata dove c’era sempre una bottiglia di vino nero ad aspettarlo per dividere il silenzio. Lì capiva che la bottiglia esprime sempre la malinconia universale dell’essere uomo e solo successivamente quella soggettiva dell’essere vecchio. Eppure se l’essere vecchi è una dimensione pubblica, l’essere ubriachi per lui era un fatto privato, così viveva con discrezione quella condizione da alcolizzato, tanto che nessuno l’avrebbe…

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Sta’ senza pensier’. Teorie e esercizi su ‟Gomorra – La serie”

Dossier a cura di Antonio Russo De Vivo. 1. Davide Morganti, Appena Ciro torna. 2. Antonio Russo De Vivo, Sole r’acqua. 3. Vincenzo Corraro, Nomi senza economia. 4. Stefano Felici, Life’s but a walking shadow, a poor plääääää. 5. Francesca de Lena, Il fascino di Gomorra esiste eccome. 6. Angelo Petrella, Il crimine non paga? 7. Antonio Russo De Vivo, Saviano e il divenire-Savastano. 8. Alessandro Lolli, L’anomalia Gomorra. 9. Antonio Sposito, Il fenomeno delle baby gang e il legame…

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Appena Ciro torna

Alla memoria di Aldo Ferraris, uomo e poeta. Centinaia di persone se ne stavano in piedi, sotto la pioggia, davanti al mare dove Ciro Di Marzio era stato ucciso da Genny Savastano. Aspettavano che tornasse dalle acque, lo aspettavano da mesi, nessuno andava via anzi ogni giorno il numero cresceva e ripetevano che le bollicine che uscivano mentre Ciro affondava fossero di un uomo ancora vivo. Ogni tanto, quando il mare si increspava in maniera insolita, c’era chi gridava “Eccolo!”…

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Sole r’acqua

Fondazione Che sole, uagliù. ‘Ngopp a st’asteco se more, sto suranno tutt’ i pile e teng’ ‛a leng’ afor’. Me chiammo Pietro; e che ce ne fott’, ricite. E invece ve n’adda fottere, pecché so’ testimone i cierti fatti ruoss’ che a Napulè nun s’hanno maje vist’. Je song’ ‛u can’ ‘i Vicié – ‛nu bulldog – e Vicié a mmé m’ha ritte già tutte cos’. Hamma cagnà Napulè, me sta ricenn’ ‛a mise, e finalmente s’è decis’ a ffà…

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