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PONTEGGI

«Non è semplicemente un singolo pezzo fisico di PONTEGGIO. Come nel brodo primordiale, rappresenta tutte le repliche di un particolare pezzo di PONTEGGIO distribuite nel mondo.»    Poi si svegliò una seconda volta ed era ancora soltanto (e per fortuna) Er Capomastro. Guardò il martello pneumatico – il suo primo martello che gli regalò il padre – poggiato accanto al letto e si slanciò nella memoria: «V’è una nostalgia dei Ponteggi che non ebbero mai un cominciamento. Affondare la…

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L’ultimo uomo

1. Un uomo calvo, glabro e pallido, con una tuta bianca chiusa da bottoni neri è in piedi e fissa un muro bianco. Le sue pupille saettano come se stesse seguendo uno scontro tra asteroidi e comete, come se stesse assistendo a una battaglia tra navi spaziali, alla morte simultanea di stelle, alla nascita di pianeti dopo interminabili big bang. Ma è lì, in piedi, posizione perfettamente eretta, mani intrecciate dietro la schiena, in una stanza disadorna e senza finestre,…

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Il corvo

Il fringuello era fermo sulla grondaia. Giorgio credeva fosse malato e già fantasticava di poterlo curare e tenere con sé. Avvicinò con delicatezza la scopa più volte, sfiorandogli le penne. Nessun movimento. Trascinò allora il corpo nelle immediate vicinanze della finestra immaginando un posto in giardino dove seppellirlo, fare un piccolo cumulo e metterci una croce. Era alla ricerca di uno straccio quando un forte battito lo sorprese alle spalle: un corvo era atterrato e stava beccando il fringuello. Giorgio…

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Signor Pacciani

Signor Pacciani fissa la casa del vicino, quelle linee dritte: esatte e regolari della costruzione, il prato disciplinato ad altezza due del tagliaerba elettrico di marca giapponese, la macchina di marca tedesca i profili delle cui ruote formano un angolo retto con il marciapiede; le grate chiuse, i vetri nitidi delle finestre, le tendine di pizzo con motivo geometrico abbassate, signor Pacciani fissa il contorno del camino cilindrico che si staglia contro la pulizia ipocrita del cielo, il cielo azzurro…

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Ma lasciarti non è possibile

Ero a Roma con un preciso scopo, anche se spesso tendevo a dimenticarlo. Quel sole caldo, i profumi della primavera e le piccole, stupide cose della vita mi spingevano a sprecare tempo e energie. Così non andava bene. Mi ripromisi di concentrarmi di più sulla mia impresa. Giunsi qui a Roma il quattordici marzo, dopo una settimana di viaggio – circa seicento chilometri in autostop. Perché non presi il treno? Semplicemente non ci pensai. Persi pure due notti a Firenze:…

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A posto così

Per togliersi la vita, Ennio Barragli scelse un giorno in cui facesse bel tempo. La caduta sarebbe divenuta un volo, con lo sfondo del cielo terso, punteggiato da poche nubi dense a dare la misura del movimento. Per lo stesso motivo decise di indossare i suoi abiti preferiti; non necessariamente i più eleganti, ma quelli che lo facevano sentire bene: una camicia rosso pomodoro che scendeva morbida sulla pancia in procinto di gonfiarsi, pantaloni attillati di tela verde e sneakers…

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Sortita
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Essere me

Il venerdì pomeriggio Luca finisce prima il turno: dal suo ufficio alla metro sono otto minuti di tragitto, undici dalla metro verde a quella rossa, sei dalla rossa all’ufficio di Serena. Il venerdì pomeriggio, in ventiquattro minuti – quasi venticinque – Luca è appostato dal lato di via Meravigli dove si aprono gli ingressi della Camera di Commercio. Serena esce uno o due minuti dopo il suo arrivo. Luca, il venerdì pomeriggio, in ventisette minuti, è dall’altra parte della strada…

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Cormorani

Noi viviamo sopra i fumi di un’antica palude bonificata dall’uomo in tempo di guerra. Un luogo in cui le gradazioni di luce si perdono nel freddo abbraccio della nebbia, che d’inverno è brina e d’estate è vapore. Uno spazio geometrico diviso in enormi rettangoli, dove mandrie di bufale mansuete offrono i propri capezzoli al rude tocco dei butteri. Neri uccelli acquatici dalle grandi ali le guardano stando su una sola zampa, difensori silenziosi di piccoli atolli dispersi nel nulla. La…

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Micromenippea #3 – Imperativo anticategorico [corridoi disumanitari bis]

Che poi sei frocio? La cosa che di te senti più vera è il polimorfismo libidico scarsamente differenziato – ma non diresti mai di essere un perverso polimorfo perché temi come la peste la fraseologia freudiana metabolizzata dalla cultura generale e nulla ti sembra tanto di cattivo gusto come questa anche se in verità il concetto è lo stesso e l’agenitalità dell’infante è analoga alla tua, quella dell’impotente che compensa con una vaga totipotenza – aspecifico con sfumature demisessuali. Visto…

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L’ukulele verde del Vermont

Yes attraversa la piazza a passo svelto, un sole d’argento staziona nel firmamento, troppo splendente per essere detto luna. L’esame è andato bene. Sua sorella No lo aspetta ai piedi del monumento ai caduti, raccolta in un’impermeabile rosa, cuoio chiaro di ballerine, spire Marlboro Gold. Un glicine si inerpica rannuvolato. L’insegna fucsia del bar gelateria ne celebra la spumosa conversazione avvolgendone le membra in acida sacra aureola, fungo purpureo d’atomica, incruenti sbuffi di coriandolo. Una piccola colomba plana di piuma…

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