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letteratura e altri buchi

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Flipper di Jerzy Kosinski

Le storie di Jerzy Kosinski sono superfici di acciaio riflettente, e Flipper non fa eccezione: da questo romanzo proviene un vago calore, per quanto raccontato con un distacco chirurgico, e una timida partecipazione alle vicende emotive dei personaggi, anche in questo caso (come già accade in Oltre il giardino, L’uccello dipinto, Passi) divisi tra una esistenza di superficie e una realtà interiore con cui si devono confrontare. La musica non ha esigenze. I compositori sì. Flipper è incentrato sui giochi…

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Due nature della luce (e mezzo)

«Ci sono paesi che sanno di disgrazia. Si riconoscono aspirando un po’ della loro aria vecchia e intorpidita, povera e magra come tutto quello che è vecchio. Questo è uno di quei paesi, Susana. Là, da dove veniamo adesso, almeno ti distraevi a guardare la nascita delle cose: nubi e uccelli, il muschio, ti ricordi? Qui invece non sentirai che quell’odore giallo e acido che sembra filtrare da tutte le parti. È che questo è un paese disgraziato: unto dalla…

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Carolina Invernizio o il brutto che piace

In un’intervista, Carolina Invernizio dichiarò di scrivere un romanzo di 200-250 pagine entro una settimana, di non controllare mai i suoi scritti e di prendere ispirazione per le sue opere dagli articoli di giornale. Gramsci la definì “l’onesta gallina della letteratura popolare”, per Emilio Zanzi è stata “la dama che ha anticipato di mezzo secolo la letteratura gialla e supergialla”, i critici la chiamavano “Carolina di Servizio” oppure, inventando un appellativo ormai divenuto proverbiale, “la casalinga di Voghera” (la scrittrice,…

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Sarah Manguso: il suicidio archiviato

Incipit e altre affinità. Sull’edizione del giovedì del Riverdale Press c’era un articolo che cominciava con Ieri notte un uomo bianco non identificato è stato travolto da un treno della Metro-North che entrava nella stazione di Riverdale in West 254th Street. L’uomo è morto sul colpo. Il macchinista aveva dichiarato alla polizia che l’uomo era solo e si era buttato sui binari. La polizia aveva rimosso il corpo e cercato i documenti, invano. I 425 passeggeri erano stati trasferiti su…

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Micromenippea #2 – L’interstizialità del bene [corridoi disumanitari bis]
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“Le tredici lame” di Abercrombie: storie di un mondo brutale

Si sforzò di mantenere una voce calma mentre altri tre uomini si accalcavano dietro Mason. Cercavano di sfoggiare un’aria minacciosa, ma la stanza era troppo piccola e riuscivano solo a essere a disagio. Uno aveva la faccia butterata da bruciature d’olio e gli occhi a palla, un altro indossava un cappotto di pelle troppo grande, si ingarbugliò con una tenda e finì quasi per strapparla agitandosi, e l’ultimo teneva le mani in tasca, con l’aria di chi ci nasconda dei…

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L’arte dell’eroismo, di Akbar del Piombo e di chi ne parla

Incipit. Che cos’è. L’arte dell’eroismo (The hero maker, 1960) è un oggetto-libro[1] rilegato in brossura a filo refe[2], formato in ottavo[3], con copertina in cartone flessibile a bandella doppia e pagine illustrate in bianco e nero non numerate (nel numero di 94 circa). L’esemplare[4] italiano cui faccio riferimento è stato prodotto nel 1974 dalla casa editrice milanese Edizioni il Formichiere[5], collana Terzo binario[6] (numero 12).     La traduzione dall’inglese è di Anneliese Wolf Belfiore. Gli autori riportati presso la…

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L’eroe tra psicanalisi, società e scrittura: da Campbell a Vogler
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“La ferrovia sotterranea”: la narrazione ammaestrata di Whitehead

La metà settentrionale e quella meridionale della grande piantagione dei Randall si scambiavano negri di continuo, sbolognandosi a vicenda schiavi malridotti, lavoratori e marmocchi, quasi fosse un giochino come un altro. La ferrovia sotterranea è uno di quei romanzi maturi, ben costruiti e calibrati, e tuttavia mancanti di qualcosa: nel caso specifico, l’estro[i]. Il fatto è che Colson Whitehead sembra aver scritto una storia nera che spiega la schiavitù ai bianchi, senza nascondere nulla, ma che finisce per soffocare le…

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Carne elettrica

La sedia l’inghiotte come la sabbia la saliva, lui scatarra nelle sue fibre e si ritrova catapultato in pieno circo elettrico, in quell’orribile incrocio tra serraglio e macello dove avviene ogni sorta di esperienza galvano-bestiale, The Godhison Electrical Slaughterhouse o qualcosa di simile. Lì, più leggero di una particella escremenziale travolta da una folata di vento, gli è finalmente concesso di frequentare gli eleganti pachidermi che, secondo il parere generale, traggono un inaudito godimento dalla corrente elettrica che li bombarda,…

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Il sifone blu o l’arte dell’incanto

La sera di quel giorno, un venerdì, ero andato al cinema, un cinema del teatro dove davano un film di cui sapevo appena come s’intitolava e che era stato apprezzato dal «Tagblatt» o dall’«Abendshau». Dovevo essermi confuso perché il film era bislacco, ben più che strano, non il mio genere. Ed ero l’unico in sala.  Forse allora era un lunedì. Mi ero seduto davanti, al solito in primissima fila, perché mi piace annegare nello schermo. Dopo essere annegato nello schermo,…

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Donne senza uomini. L’uomo seme di Violette Ailhaud

Una sera, al ritorno dai campi, troviamo due uomini sulla piazza del villaggio. Il che è assurdo. Noi abbiamo il nostro e ci siamo completamente dimenticate che ne esistono altri. Violette Ailhaud si presenta come una donna morta nel 1925 che nel suo diario racconta la storia: in epoca napoleonica, gli uomini di un villaggio vengono portati via dall’esercito e uccisi; le donne proseguono in maniera relativamente serena la loro vita comunitaria senza maschi fino a quando un nuovo uomo,…

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