Principio di indeterminatezza. Certi intellettuali pensano che la pornografia sia immorale. Tuttavia, un certo barocchismo, una certa ricercatezza e premura nel disprezzo di ciò che non aderisce a una morale, un indisciplinabile gusto nel giudicare, infamare, tutto questo è pornografico almeno quanto un film pornografico. Soprattutto, questi certi intellettuali, hanno la decenza – ancora oggi? – di sfogarsi in un eloquio vocabolaristico, con spruzzi di scientismo letterario, riducendo “cazzo”, un vocabolo così ricco foneticamente in uno spazio così breve, a: c***. Alla parola fica, questi certi intellettuali sbavano (e intostano!).
I nomi. L’esistenzialismo sta alla fine dei nomi, quando non possiamo o sappiamo o riusciamo più a sentirci dentro un solo nome. Allora iniziamo a esistere – e quindi a morire.
Mah! Usare gli asterischi per non scrivere per intero cazzo e fica, mi sembra semplicemente una dimostrazione di insicurezza. Quella che gli anglosassoni chiamano “self confidence”.
E poi, quei nomi richiamano alla mente una sana gioia di vivere. Il che non è poco.
Saluti
Enrico
Ciao Enrico i tuoi interventi schietti sono sempre ben accetti – however, mi sa che qui stai scambiando fischi per fiaschi (o, come si dice altrove, il cazzo per la b**** dell’acqua). Saluti
Ciao Enrico,
non penso che l’insicurezza sia ciò di cui questi intellettuali “puri” si vergognano e, come ogni vergogna, cercano di superarla tacendola o accennandola o lasciandola intendere. Chiaramente questo è un esempio rispetto a quant’altro si può tacere o accennare. Ancora una volta è la qualità delle cose che permette alle cose stesse di potere essere nude o vestite – e anche a chi di queste cose si fa voce.
I nomi, invece, sono quanto resta dell’esistenzialismo in tutte le sue forme (ammesso che esistano) e – dico – l’esistenzialismo è la malattia dell’ultimo secolo, poiché è questo che inventato per lo “spirito” il valore, mettendolo sul mercato, come se non fosse stato necessario tutto l’idealismo.
Ciao Alonso e Alfahridi. Forse non ho capito bene quanto scritto sul “principio di indeterminatezza” e, per conseguenza ho risposto in modo farlocco lasciando, tra l’altro, distrattamente in canna la parola “mancanza” citando la self confidence. Credevo di aver colto nello scritto di Alonso una sorta di insofferenza per l’uso ipocrita degli asterischi a proposito di quelle parole lì. Insofferenza che condivido. D’accordo, mi prendo i benevoli fischi. Ma devo dire che talvolta il vostro apprezzabile linguaggio è così bene “impostato” da far cadere in errore un lettore un po’ sempliciotto come me.
A proposito (ma non c’entra un c**** con quanto detto sopra), mi piacerebbe scambiare con voi giudizi/pensieri/impressioni eccetera su Cortàzar e il suo “Il gioco del mondo”. Che ne dite?
Saluti.
Ciao Enrico, si va di segni ironici in segni ironici – scusa il ritardo nella risposta, le ferie d’agosto hanno avuto la meglio sul mio impegno. Ti confesso di conoscere solo i racconti di Cortàzar (cioè conoscere tanto da poterne scrivere.) per cui ti invito a iniziare una discussione su “Il gioco del mondo” con un testo tuo che noi ospiteremmo volentieri, o con un commento.
Ultimamente ho terminato di I detective selvaggi di Bolano (scusa la tastiera italica senza segni spagnuoli), un gran libro, che m’ha tra l’altro dato voglia di riprendere Cortazar stesso. (ora ho capito che “il Gioco del mondo” è la traduzione italiana di Rayuela. è un libro su cui voglio assolutamente tornare)
Un saluto!
Ottima notizia il tuo interesse per “Il gioco del mondo”. Quanto a me, vi farò avere qualcosa appena ne avrò finito la rilettura (ne valeva la pena, credimi).
Grande Bolano! Qui a Milano “I detective selvaggi” sembrerebbe fuori catalogo, stando al mio libraio. Vedrò di acquistarlo via internet.
Saluti.