I bambini della città senza adulti annusarono l’aria e la sentirono opaca. No, non il solito opaco da cielo grigio e nuvole viola sparate nell’aria che scorre come una scala mobile rotta.
Un opaco diverso, una polvere invisibile che rivestiva tutto cambiando i colori, rendendoli ancora più severi, esaltando le scale di grigio, le tinte di cenere. I bambini giravano la testa in tondo perché sentivano un rumore sottile e vago, un ronzio e non riuscivano a capire dove. Poi, tutto a un tratto, tutti insieme, si voltarono nella stessa direzione. Non sapevano di guardare verso il mare, da troppo tempo la città si era ritratta dalle sue sponde, raggrinzita nella sua alcova di cemento come un frutto marcio, loro non l’avevano mai neanche immaginato. Ci si difendeva dal mare da così tanto tempo che ora si faceva fatica a crederlo mai esistito. Eppure tutti i bambini girarono improvvisamente la testa nella sua direzione e ne furono attratti al punto che cominciarono a camminare noncuranti del luogo in cui fossero o delle sue barriere. Alcuni, quelli che giocavano sui balconi, si sporsero e caddero giù. Altri andarono a sbattere sulle pareti con la testa e provarono ad avanzare ancora finché il muro e la faccia non si riempirono di sangue. Qualcuno trovò il percorso sgombro e seguì la sua linea dritta con passo veloce attraversando strade e piazze.
Il figlio dello Scrittore non se ne accorse subito ma Maria Nera, che dormiva con lui, se ne era andata lasciando solo un ronzio provenire da qualche parte della casa. Quel rumore, facile da trovare, intermitteva in prossimità delle luci della veranda lasciate accese tutta la notte e che solo da poco si erano spente. Raccolse una di quelle creature che ancora ronzavano, intrappolata nella plafoniera e la schiacciò tra due dita.
Com’era forte il ronzio prima e il silenzio dopo. Era come se si fosse fuso con un rumore più antico. Qualcosa di nascosto e vivente tra le pagine dei primi libri.
Non fece come gli altri bambini della città che seguirono l’istinto e presero a camminare, incuranti degli ostacoli. Lui fu lucido abbastanza da indossare un giubbotto pesante e da scendere le scale. Il silenzio intermittente spento subito dal rumore della strada, anzi, dal suo silenzio, costellato solo dal passo leggero degli altri bambini.
Quante foglie cadevano lente, ora cumuli di verde secco che davano un’aria selvatica ai letti di cemento delle strade, ai denti cariati dei palazzi.
E il vento, era quello che stava chiamando tutti? Era fresco, profumato, se era mai esistito un profumo. Il figlio dello Scrittore provò a fermare un bambino per il braccio, non riconosceva di quale genitore scomparso fosse figlio, camminava con uno strano sorriso sul volto, sembrava dormire a occhi aperti.
Gli torse un braccio ma lui non si fermò, preferiva soffrire piuttosto che fermarsi.
Quella marcia era così strana che credeva possibile cominciasse a nevicare da quel cielo spesso come il bordo di una lattina. Doveva trovare Maria Nera, non poteva fare altro che trovarla. Pensare che stava vagando anche lei come gli altri, pronti a sbattere contro un muro, a cadere e a continuare a girare in tondo da terra, come un uccello dall’ala rotta, gli dava una sensazione di nausea violenta. Ma la trovò stesa sul bordo della fontana della piazza, aveva gli occhi chiusi e le mani conserte. Com’era piccola su quel frammento di marmo, le piccole mani nere dalle dita intrecciate sembravano la bocca di un cane con i denti sporgenti.
Il figlio dello Scrittore le si inginocchiò accanto ma questa aprì gli occhi e disse:
«Io lo so perché non capisci».
Maria Nera sorrise. Mise le due mani sullo sterno e svelò il petto come si sfoglia un libro. Rivelò pelle nera e sudata, viscida come quella di un grosso serpente. Si sfiorò con tutte le dita sulle costole sottili e si indicò il cuore.
«Credevi che la fine sarebbe venuta portando con sé fuoco e fiamme e invece no, è già accaduta. Questa è solo la coda lunga del suo silenzio, il moto di risacca del mare».
Il figlio dello Scrittore fece un cenno con la testa e si mise in marcia.
Come tutti gli altri.
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