Incipit
È difficile passare in soli quaranta minuti dalla quiete bucolica della stazione ferroviaria di Cesano, all’inutile fretta della capitale. Non mi sono mai fatta problemi a guardare ciò che la realtà mi mette davanti. Il display dello smartphone della sconosciuta che mi siede accanto in Metropolitana, per esempio.
C’è una giornalista e scrittrice in età matura, Carola, affascinante e seducente, che in metropolitana conosce una ragazza giovane e bella, Lara. La donna cerca di aiutare la ragazza succube di un fratello che la sfrutta – si prostituisce tramite smartphone. E cerca di aiutare se stessa, succube di un manipolatore relazionale.
La scrittrice e il romanzo
Elena Bibolotti è scrittrice di valore e, come talvolta capita in un contesto letterario traboccante e rumoroso, meno nota e riconosciuta di quanto meriti. Già abbiamo scritto, nel 2016, della sua raccolta di racconti erotici di indubbia qualità letteraria: Pioggia dorata (Giazira, 2015).
In Conversazioni sentimentali in metropolitana, Bibolotti struttura una trama, dal punto di vista narratologico, impeccabile, che induce tensione e attesa, che “fa vedere” gli eventi, che un po’ ricorda – per ambienti, per intensità, per pathos suburbano – il cinema di Claudio Caligari; le due protagoniste e i personaggi secondari hanno spessore, incluso il fratello-sfruttatore sullo sfondo (e anche questo è funzionale al meccanismo narrativo); lo stile è curato ma senza fronzoli, la voce accompagna la storia, con diversi momenti di elegante saggezza (“tra solitari ci s’intende a prima vista”; “Voler stare lontani dalla gente non significa non amarla, ma evitare l’afflato della sua infelicità. È un trucco che gli ipersensibili usano per sopravvivere”, p. 62).
Carola, protagonista e io narrante, è disincantata; la vita l’ha conosciuta, gli uomini li ha conosciuti, questa sua esperienza arriva al lettore: certe brutture sono condivise, certe altre sono comprese. Carola è lo sguardo crudo sulla vita e sulle dinamiche che la riguardano, uno sguardo di una crudezza, però, non disperata. Il romanzo, circa il peso della condizione umana, è chiaro: siamo tutti egoisti e sfaccettati, capaci di scelte ciniche, eticamente eccepibili. La stessa Carola ne ha fatte e ne fa, di cose brutte. E così va il mondo, senza dicotomie semplici.
La scrittrice e l’erotismo
Una costante emerge, a spezzare l’armonia della storia: Carola scrittrice che deve contenere la sua vena narrativa: non può scrivere di erotismo (il compagno, un facoltoso psicanalista, glielo proibisce), l’erotismo è errore da evitare.
Ciò è quantomeno strano, se si tiene conto che Bibolotti, oggi, è tra le migliori scrittrici erotiche. La costante rafforza, chissà quanto consapevolmente, la materia erotica del romanzo – i discorsi sul sesso, le dinamiche amorose. Bibolotti si conferma, in questa storia di violenza fisica e mentale esercitata dai maschi sulle femmina, scrittrice che sa parlare di sesso e sa svelarne i meccanismi come poche e pochi.
Una suggestione, infine: Lara, immersa in una Roma tardo-pasoliniana di sfruttatori e violenti, ricorda la fragile protagonista di mezza età dell’ultimo torbido romanzo di Goffredo Parise, L’odore del sangue, succube anch’essa, ma di un giovane maschio fascista e dominatore. C’è qualcosa di quel postumo Parise – incompiuto, recepito male, rimosso, ripreso al cinema da Mario Martone – in questa storia romana criminale.
Elena Bibolotti
Conversazioni sentimentali in metropolitana
Roma, Castelvecchi, 2017
pp. 155