Autore
L’autore è Crocifisso Dentello, classe ’78, brianzolo, che da tempo porta avanti con grande efficacia un processo di confessione-narrazione sul web attraverso il dispositivo Facebook. Ricordiamo le parole di Maria Maddalena Mapelli: Facebook è un dispositivo persuasivo e omologante, «il dispositivo, dice Deleuze sviluppando un concetto foucaultiano, è una macchina per far vedere e per far parlare: consideriamo allora anche i social network come dispositivi che abitiamo e che orientano i nostri pensieri e la nostra immaginazione, disciplinano i nostri corpi e il nostro modo di interagire, veicolano, a seconda dei casi, differenti regimi discorsivi e di visualizzazione, promuovono, per continuare a usare la terminologia di Deleuze, processi di soggettivazione» («aut aut», 347, luglio-settembre 2010, pp. 115-16).
L’autore, Crocifisso Dentello, per mezzo del dispositivo Facebook è autore ancor prima del libro. È un personaggio-scrittore, con un largo seguito di potenziali lettori, giornalisti, librai, addetti ai lavori in campo letterario, scrittori più o meno famosi. La sua bacheca è un salotto letterario virtuale: stimolati dalla raffinata cultura del padrone di casa — lettore onnivoro, capace di osservazioni argute utilizzando al meglio lo spazio limitato di un post, con buona capacità di sintesi e con un linguaggio molto ricercato; ma anche facile a momenti di ironia e a sfoghi rabbiosi, materiale godibile nell’ambiente voyeuristico di Facebook — gli utenti intervengono, commentano, partecipano spesso emotivamente, e c’è spazio per tutti, senza distinzioni. L’autore offre in pasto ai followers la sua vita da autore non ancora esordiente: si duole dei rifiuti ricevuti dal suo libro che pure già gode di qualche prestigioso estimatore, del sistema letterario, della scarsa qualità di quanto si pubblica, ma lotta, non si arrende, e gli utenti si appassionano, lo incoraggiano a non mollare, credono in lui.
La confessione-narrazione ha un lieto fine (che non è una fine, la narrazione continua, è solo il termine di una fase importante del percorso dell’autore): l’attesa pubblicazione arriva, nel novembre 2015 Gaffi pubblica Finché dura la colpa di Crocifisso Dentello, autore esordiente, “probabilmente l’esordio più atteso dell’anno” (parole di Andrea Tarabbia, scrittore e critico di spessore).
Libro
Finché dura la colpa è la storia di un ragazzo, Domenico, che vive in casa, autorecluso, trascorrendo il tempo a leggere libri. Il padre, operaio siciliano autoritario, spinge perché il ragazzo lavori. La madre, casalinga, dimessa e umile, vorrebbe anche lei che il figlio conducesse una vita ‘normale’. C’è un fratellino sparito, di cui si conoscono le circostanze della sparizione e poi poco altro, resta un fantasma nella vita familiare. Il ragazzo esce con difficoltà, quasi costretto, in casa spesso l’atmosfera è pesante, e in una delle sofferte sortite nell’opprimente mondo esterno conosce una ragazza, alla stazione, dove galeotto fu un libro di poesie di Pasolini, autore da entrambi amato, per una strana casualità letto nella medesima circostanza. Nasce un amore tormentato e a lungo non consumato. Il padre trova un lavoro al figlio, il figlio sfugge al lavoro e per caso conosce Agosto, un personaggio ambiguo, di una certa cultura, che lo ammalia con discorsi strani e lo convince a guadagnarsi i soldi in maniera illecita. Nella seconda parte il libro registra repentini, troppo repentini colpi di scena, di dubbia credibilità, ma si fa leggere velocemente, incuriositi dalle sorti del triste e sfortunato protagonista.
La struttura, dunque, scricchiola nella seconda parte. I brevi capitoli, che alternano vicende degli anni ’80 e ’90, risultano fin troppo brevi per approfondire quanto avviene. A eccezione di Domenico, i personaggi sfiorano lo stereotipo socio-antropologico, pur non mancando momenti in cui certi gesti, pregni di pathos, potenziano la narrazione (in particolare quelli del padre). Il protagonista, al contrario, è ‘eccezionale’ in quanto è difficile, nella realtà, immaginare individui che trovano il loro appagamento esclusivamente nella lettura, dimensione di fuga e piacere, masturbazione intellettuale, temendo ma anche disprezzando la realtà e il ‘principio di realtà’ con un atteggiamento a tratti leopardiano, senza che però lo studio goda dell’elevazione che aveva nel contesto del Poeta. Domenico non studia né lavora, legge.
Il linguaggio è il limite maggiore dell’opera. Uno stile novecentesco, volutamente non moderno, che abbonda di termini preziosi e desueti, incistati male nelle frasi. Il periodare dell’autore difetta in armonia, e spesso si percepisce la fatica, la forzatura. Non che manchino buoni momenti (il finale su tutti), ma è il complesso che non funziona. Esemplifica quanto affermato l’utilizzo del verbo «contemplare» nell’incipit:
Talvolta, rapito da una macabra immaginazione, contemplo di buttarmi dalla finestra della mia stanza per sperimentare l’ebbrezza della caduta nel vuoto, l’impatto sull’asfalto, i gemiti dei passanti.
Si avverte, nel linguaggio, il possente bagaglio di letture dell’autore, e un tale elemento di autocompiacimento limita fortemente l’opera.
Cortocircuito
Si pensa, a ragione, che il valore di un libro non possa essere subordinato o influenzato dalla figura dell’autore. Il lettore, se vuole giudicare, deve giudicare l’opera in sé, lo stesso vale per gli addetti ai lavori. Ma questo libro rappresenta un’anomalia.
Il protagonista sembra aderire, in buona parte e a prescindere dagli eventi narrati, all’autore, nonostante non si possa dire di conoscere l’autore dal suo profilo Facebook. Rielaboriamo meglio: il protagonista del libro sembra aderire al profilo Facebook dell’autore.
Il linguaggio del libro è il linguaggio utilizzato dall’autore sul suo profilo.
Ciò crea un cortocircuito nella ricezione dell’opera da parte di chi conosce il profilo Facebook dell’autore: si empatizza col protagonista, ma l’empatia è causata dalla familiarità con il protagonista perché questi, come l’autore, esiste prima del libro.
Per quanto riguarda lo stile, può risultare gradevole perché assimilabile all’inconfondibile voce — per paradosso del dispositivo Facebook mai udita ma sentita — dell’autore.
Per chi conosce l’autore anche o solo tramite la frequentazione del social risulta difficile tenere il giusto distacco dal libro-autore. È qui il cortocircuito.
Per chi non conosce l’autore risulta difficile non trovare quest’opera d’esordio difettosa e acerba.
Il dispositivo Facebook modifica la percezione del libro. Ma il libro, a un lettore esigente, palesa troppi limiti, non offre elementi di originalità, non è necessario. Come tanti.
Finalmente una recensione lucida su un libro brutto e sopravvalutato.
concordo anche io in pieno su tutto. e resta un mistero questa sorta di isteria collettiva nel gridare all’esordio dell’anno
Le recensioni positive che ha raccolto il romanzo dicono molto sulla crisi culturale italiana. Io mi chiedo: ma se proprio gli addetti ai lavori di un certo tipo (Dentello ha pubblicato per una casa editrice piccola, é stato sostenuto da autori molto lontani dal mainstream) confondono il talento con la presunzione, la letteratura con la letterarietà, il vero scrittore con chi, come Dentello, scrittore non è, ma solo desidera smodatamente esserlo, di chi allora fidarsi sulle questioni letterarie?
Infatti molto interessante è il contesto.
Personalmente anche io avverto il medesimo problema: di chi fidarsi?
Rispondere è difficile; io leggo molto i pareri dei lettori in giro sul web e poi cerco di sfogliare i libri per capire come sono scritti.
Recensione condivisibile. Un piccolo bluff da social media. Ma non è che ci siano caduti poi in moltissimi, e Gaffi ormai sta diventando una casa editrice invisibile. Pare quindi un fenomeno comprensibile e limitato all’ambito in fin dei conti piccolo in cui si è condensato.
Un libro illeggibile, e mi chiedo come possano tanti addetti ai lavori essere così incapaci di comprenderlo, quasi si occupassero di altro. Mi spaventa questa capacità di eleggere il nulla a tutto…
Eh, ce lo chiediamo anche qui al CrapulaClub, ma io un po’ la risposta la temo :-D
Ho trovato una bella definizione dell’autore e del libro – presa dall’ottimo Giglioli che la usava in senso contrario, però – :
Albert Thibaudet scrisse che il vero romanziere “crea i propri personaggi con le infinite direzioni della sua vita possibile, il romanziere fasullo (Crocifisso Dentello oppure Ginevra Lamberti che nel 2016 ha scritto un orribile memoir-romanzo n.d.r.) li crea con la linea unica della propria vita reale”
Citazione bella e centrata, Enzo. Grazie.