[Praga, 4 luglio 1920]
Domenica

Oggi[1], Milena, Milena, Milena… non riesco a scrivere altro. Invece sì. Dunque, oggi, Milena, seppur in fretta, con stanchezza e non-presenza (quest’ultima, peraltro, anche domani). Come si potrebbe non esser stanchi, si promette a un malato un quarto di anno di vacanza e gli si danno quattro giorni[2] e del martedì e della domenica si ha solo un pezzetto e anche le sere e le mattine vanno ritagliate. Non ho ragione a non esser guarito del tutto? Non ho ragione? Milena! (Detto nel tuo orecchio sinistro, mentre stai distesa sul letto scarno, sprofondata in un sonno di origine benevola e, senza saperlo, ti giri da destra a sinistra, verso la mia bocca.)

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Il viaggio? All’inizio è stato facile, sul marciapiede non c’è stato modo di procurarsi un giornale. Un motivo per correre via, tu non c’eri più ma andava bene così. Poi sono risalito, il treno è partito, ho iniziato a leggere il giornale, andava ancora tutto bene, dopo un po’ ho smesso di leggere, e all’improvviso non c’eri più, anzi tu c’eri, lo sentivo in tutto ciò che sono, ma questa specie di presenza era molto diversa rispetto a quei quattro giorni e prima di tutto dovevo abituarmici. Ho ricominciato a leggere, ma la pagina del diario di Bahr[3] cominciava con una descrizione di Bad Kreuzen nei pressi di Grein sul Danubio. Quindi ho lasciato perdere la lettura, ma quando ho guardato fuori un treno mi passò davanti e sul vagone stava scritto Grein. Sono tornato con lo sguardo nello scompartimento. Di fronte a me un signore leggeva il “Národní Listy” di domenica scorsa, lì vidi un romanzo d’appendice di Růžena Jesenská[4], me lo faccio prestare, inizio a leggere inutilmente, lascio perdere e sto seduto esattamente con il tuo volto, così com’era alla stazione, quando ci siamo salutati. Sul marciapiede vidi un fenomeno naturale che non avevo mai avuto occasione di vedere: luce del sole che si fa cupa non già per le nuvole ma da sé.
Cos’altro devo dire? La gola non mi sta dietro, le mani non mi stanno dietro.

Tuo

Domani la meravigliosa storia del resto del viaggio

 


[1] Tradotto da F. Kafka, Briefe an Milena, erweiterte und neu geordnete Ausgabe, herausgegeben von Jürgen Born und Michael Müller, Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag, 2015¹⁵.

[2]I quattro giorni (da mercoledì a sabato) che Kafka trascorse a Vienna con Milena, tra lunghe passeggiate sulle vette della foresta viennese (Neuwaldegg). Mesi dopo Milena riferisce, in una lettera a Max Brod, che all’epoca Kafka si sentì molto bene e che la sua malattia era a stento visibile. In un’altra lettera a Milena Kafka stesso riporterà un giudizio diverso su questi quattro giorni passati insieme.

[3]Hermann Bahr, Diario, «Neues Wiener Journal», anno 28, n. 9576 (4 luglio 1920), p. 4 e s.

[4]Růžena Jesenská (1863–1940), zia di Milena, scriveva regolarmente per il giornale praghese «Národní Listy». Fu conosciuta per la pubblicazione di liriche e prose neoromantiche e apparteneva al circolo letterario Moderní revue, che contava anche nomi come Karel Hlaváček (1874–1898) e Julius Zeyer (1841–1901), venerato da Rilke.