[Praga, 10 luglio 1920]
Sabato
Molto male[1], l’altro ieri sono arrivate le due lettere infelici, ieri soltanto il telegramma (d’accordo, mi ha tranquillizzato, ma mi è sembrato anche un po’ raffazzonato come sempre sono i telegrammi) e oggi assolutamente nulla. E quelle lettere non erano certo molto confortanti per me in nessun riguardo, e vi si diceva che tu mi avresti riscritto presto e non mi hai scritto. E l’altro ieri sera ti ho mandato un telegramma urgente con una richiesta di risposta urgente, la risposta dovrebbe essere qui da molto tempo, ormai. Ripeto il testo: «Era l’unica cosa giusta, sta’ tranquilla, qui tu sei a casa, Jílovský verrà con la moglie a Vienna probabilmente tra otto giorni. Come posso inviarti del denaro?» Ecco, a questo non è seguita alcuna risposta: «Parti per Vienna», mi dico. «Ma Milena non vuole, decisamente no. Tu saresti una decisione, ma lei non vuole te, lei ha preoccupazioni e dubbi, per questo vuole Staša.» Tuttavia dovrei partire ma non mi sento bene. Sereno, sì, sono relativamente sereno, come non avrei mai sperato di essere negli ultimi anni, ma durante il giorno ho una forte tosse e anche di notte, per interi quarti d’ora. Forse si tratta solo del primo periodo di adattamento a Praga e delle conseguenze del duro periodo a Merano, prima che io ti conoscessi e che ti avessi guardata negli occhi.
Com’è diventata buia Vienna, eppure è stata così luminosa per quattro giorni. Che cosa si cucina lì per me, mentre sto seduto qui, smetto di scrivere e metto il viso tra le mani?
F
Poi , dalla mia sedia ho guardato la pioggia fuori dalla finestra aperta, mi sono venute in mente diverse possibilità, che forse tu sei malata, stanca, a letto, che la signora Kohler[2] potrebbe fare da tramite e poi – stranamente la possibilità più naturale e ovvia – che la porta si apre e ci sei tu.
[1] Tradotto da F. Kafka, Briefe an Milena, erweiterte und neu geordnete Ausgabe, herausgegeben von Jürgen Born und Michael Müller, Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag, 2015¹⁵.
[2]La confidente di Milena aveva una piccola pensione a Vienna; presso di lei soggiornavano spesso amici praghesi dei coniugi Pollak.