[Praga, 15 luglio 1920]
Giovedì
Di fretta[1], prima di andare in ufficio, volevo starmene zitto, mi ci strozzo da tre giorni e, perlomeno adesso che stai combattendo lì quella spaventosa battaglia, volevo starmene zitto, ma è impossibile, ci sta, è anche la mia battaglia. Forse ti sei accorta che non dormo da un paio di notti. È semplicemente «l’angoscia». Questa è davvero una cosa che mi priva di ogni volontà, mi gira e rigira come vuole e non so più cos’è sopra, sotto, a destra o a sinistra. Stavolta è cominciata con Staša. Veramente, su di lei sta scritto: «Lasciate ogni speranza, o voi che entrate». A parte questo, nelle tue ultime lettere si mescolano due o tre osservazioni che mi hanno fatto felice, seppur soltanto disperatamente felice, perché quello che dici a proposito convince in ugual misura mente, cuore e corpo, ma c’è una convinzione ancora più profonda, il cui luogo non conosco, che nulla apparentemente riesce a raggiungere. Infine, ciò che ha contribuito molto a indebolirmi… il meraviglioso effetto tranquillante-inquietante della vicinanza del tuo corpo svanisce di giorno in giorno. Se fossi qui! Se da un lato qui io non ho nessuno, nessuno a parte l’angoscia, dall’altro ci rotoliamo nella notte incastrati l’uno nell’altra. C’è qualcosa di molto serio a proposito di questa angoscia [che stranamente era sempre indirizzata verso il futuro, no, non è vero][2] che in un certo senso diventa comprensibile anche grazie al fatto che essa mi prefigura continuamente la necessità della grande ammissione: anche Milena è solo un essere umano. Ciò che dici a proposito è bello e buono, sì, uno non vorrebbe sentire altro dopo aver sentito ciò, ma che qui non si tratti delle cose supreme, è una cosa molto dubbia, questa angoscia non è la mia angoscia privata (che è semplice e anche terribile), ma è proprio l’angoscia di ogni fede, da sempre.
Il fatto che te l’abbia scritto mi rinfresca la testa.
Tuo
[1] Tradotto da F. Kafka, Briefe an Milena, erweiterte und neu geordnete Ausgabe, herausgegeben von Jürgen Born und Michael Müller, Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag, 2015¹⁵.
[2]Parole cancellate ma in modo che il testo sia ancora ben leggibile.