[Merano, aprile 1920]

Cara signora Milena[1],
lei si affatica con la traduzione in mezzo al cupo mondo viennese. Ciò è in qualche modo commovente e umiliante per me. Dovrebbe avere ricevuto una lettera da parte di Wolff, o perlomeno lui mi scrisse di una tale lettera già molto tempo fa. La novella Assassini, che dovrebbe essere stata annunciata in un catalogo, non l’ho mai scritta, si tratta di un fraintendimento; ma dato che pare sia la migliore, potrebbe anche essere giusto.
Dopo la sua ultima e penultima lettera sembra che l’inquietudine e la preoccupazione l’abbiano definitivamente lasciata libera, cosa che riguarda forse anche suo marito, come auguro molto a entrambi. Ricordo una domenica pomeriggio di anni fa, camminavo lento sul Franzensquai lungo il muro di casa e incontrai suo marito, che mi veniva incontro in un modo non molto più altezzoso: due esperti di mal di testa, ma ognuno a modo suo. Non so più se poi continuammo a camminare insieme o se ci oltrepassammo, la differenza tra queste due possibilità non deve essere stata troppo grande. Ma è passato e deve rimanere profondo nel passato. È bella la vostra casa?

Cordiali saluti

Suo Kafka

 


[1] Tradotto da F. Kafka, Briefe an Milena, erweiterte und neu geordnete Ausgabe, herausgegeben von Jürgen Born und Michael Müller, Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag, 2015¹⁵.