[Praga, 10 settembre 1920]
Venerdì
Il tuo telegramma[1] è appena arrivato, hai assolutamente ragione, ho reso la cosa disperatamente stupida e rude ma non c’era un’altra possibilità, perché viviamo di equivoci, con le nostre risposte priviamo le nostre domande di ogni valore. Dobbiamo smettere di scriverci e lasciare il futuro al futuro.
Dato che non posso scrivere a Vlasta[2] ma solo telefonarle, potrò dirglielo soltanto domani mattina.
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