La sola prospettiva di scrivere un testo critico mi provoca i tremolii tipici della gastroenterite (un virus piuttosto esotico a inizio marzo in Mitteleuropa) – eppure, una volta che il virus ti ha preso, tu lo devi accettare e sudare per fargli fare il suo corso. Non ti puoi esimere, in summa. Questo virus dev’essere strettamente legato all’esplosione della satira (non dico nemmeno della critica) nei confronti de La grande bellezza e di ogni gesto che Sorrentino ha compiuto dal momento della premiazione fino alle 18:54 di mercoledì 5 marzo 2014.
Mi preme dunque di scrivere un pezzo per mettere La grande bellezza in contesto rispetto all’intera filmografia di Diego Pablo Sorrentino – su questo sito ci si è abbondantemente occupati di lui (dell’ultimo e del penultimo film: qui, qui e qui). Ma non ho tempo, ora: il tempo stringe, il terzo numero di O Metis è alle porte e si lavora di lima alle ultime cose. Mi prometto di scriverlo a breve – intanto mi devo tenere il virus dentro e farlo traspirare per bene ancora per qualche settimana.
Per ora, come un segno di convalescenza, mi viene solo da dire che questa ipertrofia della satira sui social media (da ogni angolo e con ogni motivazione: troppo, troppo poco, così così) mi fa pensare a quei dati dell’Istat secondo cui l’Italia sarebbe lo stato con la più alta ratio popolazione sfigata/popolazione totale (la categoria “popolazione sfigata” non sarebbe costruita in base a criteri di reddito/evasione fiscale; i dati potrebbero essere leggermente falsati dal peso specifico dei migranti illegali+espatriati non registrati all’estero).
Inoltre, mi viene da ricordare che un centinaio di anni fa c’era già chi si lamentava dei giornali – ma è il virus, non Habermas, a parlare.
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