Erodoto, Storie, I 8 – 12
[8, 1] Candaule si era molto innamorato di sua moglie, e in quanto innamorato giudicava che fosse la donna più bella di tutte. Poiché credeva così, e dato che tra le guardie c’era un tale Gige figlio di Dascilo, che gli era molto gradito, a questo Gige Candaule confidava sia i dettagli più importanti dei suoi affari sia soprattutto lodava oltre misura la bellezza della moglie. [2] Non molto tempo dopo – era destino infatti che a Candaule accadesse qualcosa di brutto – disse a Gige tali parole: «Gige, mi sembra che tu non mi creda quando ti parlo dell’aspetto di mia moglie (infatti tocca in sorte agli uomini che le orecchie siano meno veritiere degli occhi); fa in modo che tu possa vederla nuda.» [3] E l’altro gridando disse: «Signore, che discorso insano mi fai ordinandomi di guardare la mia signora nuda? Una donna, spogliata della tunica, si sarà spogliata al tempo stesso anche del pudore. [4] Da tempo sono state trovate dagli uomini le regole, dalle quali bisogna imparare – tra cui questa: ciascuno si prenda cura di ciò che è suo. Io sono persuaso che lei sia la più bella di tutte le donne e ti prego di non chiedermi cose immorali.» [9, 1] Così dicendo Gige respingeva la proposta col timore che da ciò non gli venisse qualche male. L’altro, però, replicò con queste parole: «Abbi fiducia, Gige, non temere né me, poiché non ti faccio questo discorso per metterti alla prova, né mia moglie, poiché da le non te ne verrà nessun danno. Dapprima ordirò un piano tale che non si accorga di poter essere vista da te. [2] Infatti ti farò nascondere dietro la porta nella camera in cui dormiamo; e dopo che sarò entrato, arriverà anche mia moglie per mettersi a letto. Vicina alla porta c’è uno sgabello; su questo svestendosi poggerà le vesti una dopo l’altra e con molta calma ti sarà concesso di guardarla. [3] Poi quando dalla sedia si avvicinerà al letto e ti troverai alle sue spalle, preoccupati a quel punto come non essere visto, mentre te ne vai dalla porta.» [10, 1] Gige, poiché non poteva fuggire, era pronto (a obbedire). Candaule, quando gli sembrò che fosse l’ora di andare a letto, condusse Gige nella camera; subito dopo giunse anche la moglie, e Gige la vide mentre entrava e si toglieva i vestiti. [2] Quando gli voltò le spalle, per andarsene a letto, uscendo di nascosto se ne andò via, ma la donna lo vede mentre se ne va. Accortasi dunque di ciò che aveva fatto il marito non urlò, perché avesse provato vergogna, né lasciò intendere di essersene accorta meditando di vendicarsi di Candaule – [3] infatti tra i Lidi, come tra quasi tutti gli altri barbari, guardare persino un uomo nudo è segno di grande vergogna. – [11, 1] Nel frattempo restò calma non mostrando alcunché; ma non appena fu mattina, avendo dato disposizioni ai servi che le erano più fedeli, convocò Gige. [2] Quando Gige arrivò, la donna gli disse queste parole: «Ora presentandosi per te due vie, Gige, ti offro la scelta, verso quale delle due vuoi volgerti? Se uccidi Candaule ottieni me e il regno oppure devi morire immediatamente, affinché obbedendo a Candaule tu non veda in futuro ciò che non devi. [3] Insomma o deve morire lui che ideato tutto ciò o tu che mi hai vista nuda e hai agito contro le regole.» Gige per un po’ restò confuso da ciò che gli era stato detto, poi la supplicò che non era necessario costringerlo a fare una tale scelta. [4] Certo non la convinse, ma giunto il momento in cui fu posto veramente davanti alla necessità di uccidere il padrone o di essere ucciso da altri: scelse di salvare se stesso. Le domandò allora pronunciando queste parole: «Poiché mi costringi a uccidere il mio padrone contro la mia volontà, parla, in che modo lo colpiremo?» [5] E lei in risposta disse: «L’attacco avverrà dallo stesso luogo dal quale mi ha mostrata nuda, avverrà mentre dorme.» [12, 1] Quando ebbero preparato il complotto, giunta la notte (dato che Gige non era stato lasciato libero, né aveva scampo, ma o lui o Candaule doveva morire) seguì la donna nella stanza da letto; lei dandogli un pugnale lo fece nascondere dietro la stessa porta. [2] Poco più tardi, mentre Candaule dormiva, uscendo di nascosto e uccidendolo Gige ottenne la donna e il regno. Anche Archiloco di paro, che era vissuto nello stesso periodo, lo ricordò in un trimetro giambico.
Testo di riferimento: Erodoto, Storie (UTET, 2006)
In copertina: Jean Léon Gérôme (1824 – 1904), Le Roi Candaule