atena nascita

Nascita di Atena dalla testa di Zeus

Dedicata a Diagora di Rodi, pugile, oggi, per voi atleti dell’arte, una lettura ginnica. L’esercizio è l’ambiguità.
Il punto è questo: noi accettiamo che questi greci non fossero perfetti. (Ora, certo, è facile ribattere ad un’affermazione così generica, eppure non incasellata). Ciò comporta un processo di conoscenza  inverso, dove per accettare non si intende sottomettersi, quanto prendere il fatto per come appare, cercando non di trovarne i corrispettivi moderni o – come alcuni strutturalisti, generis Vernantis – fare in seguito un elogio affettuoso a Platone, ma di scavare sotto quest’ambiguità e non dentro. Dunque non eviscerare, ma cercare le radici – per l’arte.
Non mi resta che lasciarvi alla lettura. Prometto un approfindimento su alcuni temi, che questa ode suggerisce.

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[…] ἐθελήσω τοῖσιν ἐξ ἀρχᾶς ἀπὸ Τλαπολέμου
ξυνὸν ἀγγέλλων διορθῶσαι λόγον,
Ἡρακλέος
εὐρυσθενεῖ γέννᾳ. τὸ μὲν γὰρ πατρόθεν ἐκ Διὸς εὔχονται: τὸ δ᾽ Ἀμυντορίδαι
ματρόθεν Ἀστυδαμείας. ἀμφὶ δ᾽ ἀνθρώπων φρασὶν ἀμπλακίαι
ἀναρίθμητοι κρέμανται: τοῦτο δ᾽ ἀμάχανον εὑρεῖν,
ὅ τι νῦν ἐν καὶ τελευτᾷ φέρτατον ἀνδρὶ τυχεῖν.
καὶ γὰρ Ἀλκμήνας κασίγνητον νόθον
σκάπτῳ θένων
σκληρᾶς ἐλαίας ἔκταν᾽ ἐν Τίρυνθι Λικύμνιον ἐλθόντ᾽ ἐκ θαλάμων Μιδέας
τᾶσδέ ποτε χθονὸς οἰκιστὴρ χολωθείς. αἱ δὲ φρενῶν ταραχαὶ
παρέπλαγξαν καὶ σοφόν. μαντεύσατο δ᾽ ἐς θεὸν ἐλθών.
τῷ μὲν ὁ Χρυσοκόμας εὐώδεος ἐξ ἀδύτου ναῶν πλόον
εἶπε Λερναίας ἀπ᾽ ἀκτᾶς εὐθὺν ἐς ἀμφιθάλασσον νομόν,
ἔνθα ποτὲ βρέχε θεῶν βασιλεὺς ὁ μέγας χρυσέαις νιφάδεσσι πόλιν,
ἁνίχ᾽ Ἁφαίστου τέχναισιν
χαλκελάτῳ πελέκει πατέρος Αθαναία κορυφὰν κατ᾽ ἄκραν
ἀνορούσαισ᾽ ἀλάλαξεν ὑπερμάκει βοᾷ:
Οὐρανὸς δ᾽ ἔφριξέ νιν καὶ Γαῖα μάτηρ.
τότε καὶ φαυσίμβροτος δαίμων Ὑπεριονίδας
μέλλον ἔντειλεν φυλάξασθαι χρέος
παισὶν φίλοις,
ὡς ἂν θεᾷ πρῶτοι κτίσαιεν βωμὸν ἐναργέα, καὶ σεμνὰν θυσίαν θέμενοι
πατρί τε θυμὸν ἰάναιεν κόρᾳ τ᾽ ἐγχειβρόμῳ. ἐν δ᾽ ἀρετὰν
ἔβαλεν καὶ χάρματ᾽ ἀνθρώποισι Προμαθέος Αἰδώς:
ἐπὶ μὰν βαίνει τε καὶ λάθας ἀτέκμαρτα νέφος,
καὶ παρέλκει πραγμάτων ὀρθὰν ὁδὸν
ἔξω φρενῶν.
καὶ τοὶ γὰρ αἰθοίσας ἔχοντες σπέρμ᾽ ἀνέβαν φλογὸς οὔ: τεῦξαν δ᾽ ἀπύροις ἱεροῖς
ἄλσος ἐν ἀκροπόλει: κείνοις ὁ μὲν ξανθὰν ἀγαγὼν νεφέλαν
πολὺν ὗσε χρυσόν: αὐτὰ δέ σφισιν ὤπασε τέχναν
πᾶσαν ἐπιχθονίων Γλαυκῶπις ἀριστοπόνοις χερσὶ κρατεῖν.
ἔργα δὲ ζωοῖσιν ἑρπόντεσσί θ᾽ ὁμοῖα κέλευθοι φέρον:
ἦν δὲ κλέος βαθύ. δαέντι δὲ καὶ σοφία μείζων ἄδολος τελέθει. […]

A loro, stirpe vastamente potente di Eracle, ho intenzione, riferendo una storia comune, di raddrizzarla dall’inizio fin da Tlepolemo. Infatti per parte di padre si vantano di discendere da Zeus; per parte di madre, invece, da Astidamia, si dicono Amintoridi.
Nelle menti degli uomini stanno sospesi errori innumerevoli, ed è impossibile scoprire se, ora o alla fine, ad un uomo toccherà una sorte migliore.
Infatti, un giorno, a Tirinto il fondatore di questa terra, pieno d’ira, colpendo con un bastone di duro ulivo il fratello di Alcmena, Licimnio, che veniva dal letto di Midea, lo uccise.
Le perturbazioni delle menti inducono in errore anche il saggio.
Così consultò l’oracolo andando dal dio. Qui dal santuario profumato il dio dai capelli d’oro disse di navigare dalla riva di Lerna diritto verso una dimora circondata dal mare, lì dove un giorno il grande re degli déi bagnava la città con fiocchi di neve d’oro, quando per l’arte di Efesto, con un colpo della scure di bronzo, Atena slanciandosi dalla sommità del capo del padre gridò con immane violenza. Urano e la madre Gea inorridirono a quel grido. Allora il dio che da luce ai mortali, figlio di Iperione, ordinò a tutti i suoi cari di adempiere un compito imminente: avrebbero costruito alla dea un altare splendido, e avendo sancito un solenne sacrificio avrebbero blandito il cuore al padre e alla figlia dalla lancia fremente.
Il pudore di Prometeo procura agli uomini gioia e felicità: eppure giunge inavvertitamente una nube d’oblio e devia oltre la mente la via dritta dei fatti. E così fu che salirono senza avere il seme della fiamma che purifica: sull’acropoli costruirono un recinto sacro con sacrifici senza fuoco: ma Zeus portando loro una bionda nube fece piovere abbondante oro: e a loro la Glaucopide concesse che con le mani operose prevalessero sui mortali in ogni arte. E si vedevano lungo il cammino statue simili a esseri viventi che camminano con lentezza. La fama era ormai profonda.
Per chi conosce è più grande anche la saggezza senza frode.

(trad. di Alonso Quijano o chi per lui)

Il testo greco è stato preso da qui.