“Lo stiamo spulciando l’Archivio Bolaño. Per quale scopo?”. L’amico Fahridi Al, che sta con la creatura in braccio, dice “Per crearci una genealogia. A farci una famiglia, insomma!”. “Va bene, allora – gli dico – e facciamola, inventiamola. Non è un gioco questa ricerca, in realtà non lo so bene neanche io che cos’è, e a riguardo si potrebbe proprio riscrivire Cartesio e dargli quella punta di dubbio e di invenzione, e dire: Cogito ergo insequor. Perché, poi, partire dalla genealogia che si è costruita Bolaño, è un fatto piuttosto improvvisato – eppure ora mi chiedo se sarebbe stata la stessa cosa tentare la partenza dalla tradizione Europea.” (Ho dormito male). Fahridi Al mi guarda da dietro le Alpi e ride: “Ma come – dice – l’abbiamo già fatto. A te, Quijano, ti serve proprio una famiglia, ingrato! E chi te l’ha insegnata questa ingratitudine, questa disinvoltura nel disprezzare?”.
Torno, però, all’Archivio. (La divagazione – senza non ci sarebbe probabilemente letteratura.) Dopo Borges, oggi tocca a Kafka. Il racconto “Giuseppina la cantante ossia il popolo dei topi” non è integrale, come nel caso di “Deutsches requiem“, è un brano iniziale del racconto, quindi un invito non solo alla lettura, ma appunto alla ricerca (fosse anche solo aprire un libro di racconti o trovarlo in pdf su Internet).
Buona lettura, nos semblables!