L’altra notte – non saprei dirvi il giorno esatto – mentre parlavo del mio malumore donchisciottesco, ho tratto una considerazione che mi da ancora ora del filo da torcere, un nodo da stringere. La ricopio così come l’ho appuntata nuda e cruda. Si dice:
da soli si sprecano molte energie nervose per tenersi in buona compagnia di sè stessi, ed è così facile ammettere la solitudine che la buona compagnia… ma poi le energie stesse, i desideri, il corpo e tutto il resto ti suggeriscono un linguaggio di immediatezza…
Hoc est.
è che l’inganno è un *vero inganno di base – vatti a fidare delle energie…
un rapporto tra la fiducia e l’inganno, credo, si può intrecciare a costo di non mettere in dubbio fin dall’inizio l’entusiamo – in senso antico! -, perchè al contrario sarebbe un’evidenza così deforme l’inganno svelato subito, da non permettere (con uno squallido a priori) la possibilità di fiducia, che a me sembra sempre più una donna orba in cerca di un altro occhio.