Si discute – ogni tanto, pure da noi, qua sotto. Discutevo con un amico divoratore di libri di quanto difficile, improbabile sia posare gli occhi su un gran libro di racconti – non un antologia posticcia, un libro di racconti cui luce ed intensità si conservino da capo a coda, da chiappa destra a quella sinistra circumnavigato tutto il resto. Poi una di quelle oscure leggi statistichemi ha messo sotto gli occhi un libro de cuentos del buon Jorge Luís Borges – Finzioni. L’arte più fine della menzogna e della tautologia, il godimento del labirinto del discorso, il libertinaggio della logica (mi viene da dire: “La morte e la bussola”, “La lotteria di Babilonia”, “Pierre Menard autore del Chisciotte”. Ma tutti, tutti gli altri, en realidad). Così mi son detto (mi son ridetto, poichè l’avevo scritto in un testo che fa già parte del puro oblio) che la regola conferma l’eccezione.
Che errore di memoria – il primo racconto, quello che apre le danze del libro, già dice tutto e il suo contrario. Tlön, Uqbar, Orbis tertius