In seguito all’intervista a Giordano Tedoldi, il nostro Zucchi si è fatto in quattro per intercettare, negli Inferi, Julio Cortázar, interpellato da Tedoldi con un perentorio “il platonismo è una cosa seria, troppo seria per lasciarla nelle mani di Cortázar.”
Qui sotto, dunque, il resoconto audio dell’incontro come suoni rubati all’oblio – che differenza, tra la voce dei vivi e quella dei morti!
Più sotto ancora, per chi non capisse il castigliano maccheronico di Zucchi e quello transalpino di Cortázar, una sommaria traduzione in lingua del sì. L’illustrazione è della mano felice di Chiara Perrone.
Tecnica e arte sono la stessa parola – Zucchi intervista Cortázar, traduzione italiana
Zucchi: Signor Cortázar, in un’intervista recente Giordano Tedoldi ha detto: “Il platonismo è una cosa seria, troppo seria per lasciarla in mano a Cortázar”.
Cortázar: Zucchi sei un pesantone, un chiodo da dieci (sic) – sei venuto fin qua sotto per chiedermi questo? E chi gliele ha fatte le domande a Tedoldi?
Zucchi: Io.
Cortázar: Tu, appunto – mo che vuoi? In ogni caso, vedo che Tedoldi parla di tecnica e arte come se fossero termini oppositivi, quando in realtà sono la stessa parola – chiediglielo, ai morti, che parlano greco, se tecnica e arte sono o non sono la stessa parola. (pausa) E mi pare – la memoria però viene meno, sono morto, Zucchi – mi pare che già ai miei tempi si provò, un gruppo di scienziati svedesi se non sbaglio, si provò una visione chimica dei processi mentali. Tedoldi invece continua a parlare di soluzioni coscienti e incoscienti – in che anno siete, là sopra tra i vivi?
Zucchi: La sua memoria è impeccabile, signor Cortázar. Ha scritto di quest’argomento nel capitolo 62 di Rayuela – Il gioco del mondo.
Cortázar: Certo, sa tutto sto Zucchi… Senti, il mio tempo è finito, però voglio rispondere a Tedoldi riguardo alla questione del platonismo, che egli espone così bene: in vita, fui molto alto; però mai la mia fronte fu tanto ampia da dare modo agli altri di chiamarmi “Platone” .
Zucchi: Avevo intenzione di dirlo, a Tedoldi, che era un equivoco; che di fatto Rayuela, che lei in persona, signor Cortázar, avrebbe potuto rappresentare il miglior alleato della poetica di Tedoldi, il suo miglior amico. Non ho avuto modo di farlo.
Cortázar: Una volta morti, Zucchi, diventiamo tutti amici.
Ciao Stefano. Ma perché non dire che l’Arte serve a riempire un vuoto e che la Filosofia non è un’episteme enciclopedica ma un esercizio connesso alla vita?
ari saluti.
Enrico
Chi è Stefano, Enrico?
Devo smetterla di fare commenti (specie su Facebook), perché non ricordo chi è ‘sto Stefano e a che proposito gli ho ricordato quel pensiero sulla filosofia, che non è mio mio di Carlo Sini. E poi, incidentalmente, mi viene in mente quanto diceva Umberto Eco secondo il quale “Internet dà voce a legioni di imbecilli…”. Tra i quali primo o poi rischio di finire anch’io.
Lasciami sorridere di me stesso e gradisci i miei saluti.
Enricco
I miei saluti volevano essere Cari, ma come sempre…
Errata corrige (more solito) :… non è mio ma di Carlo Sini.
Enrico