Proprio nel momento del più grande sforzo d’apertura, per far girare quanto più possibile l’ultimo numero di Ô Metis IV e allo stesso tempo integrare nuovi lettori e collaboratori nel discorso di Crapula – cioè non solo tempestarli di tag sui social media ma persuaderli a costituirsi parte integrante di questo discorso – ci viene in mente un passo di Maurice Blanchot sulla tensione aporetica che è alla base della costituzione di una comunità (La comunità inconfessabile, Milano 2002, pp. 31-2, traduzione di Daniele Gorret):

Ma, se il rapporto dell’uomo con l’uomo cessa d’essere il rapporto dello Stesso con lo Stesso e introduce l’Altro come irriducibile e, nella sua uguaglianza, sempre dissimmetrico rispetto a chi lo considera, allora è una relazione completamente diversa a imporsi e a imporre un’altra forma di società che a stento oseremo chiamare «comunità». Oppure accetteremo di chiamarla in questo modo chiedendoci cosa sia in gioco nel pensiero di una comunità e se questa – che sia o meno esistita – non riproponga sempre, alla fin fine, l’assenza di comunità.

 

Crapulaclub

(Crediti al Munaciello per l’immagine – che risale a quando, nel 2009, CrapulaClub nasce come un declinazione del Club Silencio, luogo lynchiano)