Disse il clown: “Fa’ di me quello che vuoi!”
Rispose la donna equilibrista: “Fai come faccio io: cammina sospeso su quel filo.”
Il clown la guardò, nell’espressione del volto dell’equilibrista notò un segno di scherzo e di disprezzo, ma forse si sbagliava.
“Farò come dici, pur di non deluderti!” Disse risoluto e ingenuamente. E si accinse a salire lungo la scala di corda e legno, che portava al filo sospeso. La donna fece lo stesso, ma dal lato opposto.
Giunto in cima, il clown per nulla pratico di equilibrismo, ma spinto più dalla disperazione di non fallire che da qualsiasi altro motivo, con le sue grosse scarpe pesanti tentò di muovere un primo passo. Ci riuscì, il filo restava teso.
L’equilibrista, dall’altro lato, poggiò anche il suo piede spoglio, piccolo, leggero sul filo. Niente di più facile!
“Incontriamoci al centro!” Ingiunse come clausola finale. E a stento trattenne una risata beffarda.
“Perché facciamo questa pazzia?” Chiese il clown, a cui tremavano le gambe per l’emozione.
“Perché io possa fidarmi di te!” Rispose la donna, la sua voce non tradiva alcuna intenzione nascosta.
Che dica la verità, pensava il clown, mentre i suoi piedi a stento riuscivano a tenersi stabili, oppure menta, ciò che conta è tentare. In fondo, cercò di consolarsi, mi resta solo questo rischio.
Nel tendone del circo il silenzio era ovunque. E a camminare sospesi non si fa alcun rumore.
L’equilibrista arrivò al centro e si fermò. Un’espressione soddisfatta, come di chi ha dato una lezione a qualcuno, era tutto ciò che il clown, dal canto suo, poteva vedere. E restò in bilico, dopo ancora due passi, lì sospeso, a guardarla.
Era vero che i suoi occhi non avevano mai visto nulla di più desiderato. Ma è pure vero che, mentre si perdeva in quello sguardo e nel suo riflesso, non avvertì che il filo sotto i suoi piedi era scomparso, che la prospettiva da cui guardava la donna era cambiata, perché solo l’ostinazione gli restò, una volta corso il rischio.
Dopo pochi istanti non s’accorse più di nulla. Era morto.
La fiducia avrebbe atteso uomini migliori.
sento K nelle vene, Don Alonso, da quando abbiamo ritrovato la sua testa dispersa per il canale delle talpe. Gliel’hai ricucita o mi sbaglio?
on est en train de…
eppure, amico mio, bella come Metis… là bisogna spingersi e tentare.