…e noi sopportiamola pure, a patto di tessere dentro pensieri di vendetta funesta…
Una traduzione dell’esimia Argenziano, studentessa (dottoressa) del logos cui pare risalga, anni fa, l’attribuzione di crapula a Crapula.
Esiodo, Opere e i giorni, vv. 203-213
traduzione di Paola Argenziano
e così replicò l’aquila all’usignolo variopinto
quando lo portava in alto tra le nubi,
stretto nei suoi artigli;
quello infatti trafitto dalle unghie ricurve
piangeva, implorava; a lui di risposta l’aquila signora diceva:
“sciagurato, a che serve questo canto di lamento?
ora ti stringe chi è molto più forte!
Tu conosci l’arte del canto bellissimo,
ma io ti porto dove mi pare,
e più tardi deciderò se divorarti oggi,
o risparmiarti.
è pazzo chi vuole competere con i più forti:
gliene vengono solo dolori,
oltre che sconfitta e vergogna”.
Così parlava l’aquila veloce, l’uccello dalle ampie ali.
E così anche tu, Fratello, segui questa giustizia
e non dare ascolto alla hybris.
Inoltre, per voi grecanici della Calabria meridionale, ecco anche il testo greco (da qui).
ὧδ᾽ ἴρηξ προσέειπεν ἀηδόνα ποικιλόδειρον
ὕψι μάλ᾽ ἐν νεφέεσσι φέρων ὀνύχεσσι μεμαρπώς:
ἣ δ᾽ ἐλεόν, γναμπτοῖσι πεπαρμένη ἀμφ᾽ ὀνύχεσσι,
μύρετο: τὴν ὅγ᾽ ἐπικρατέως πρὸς μῦθον ἔειπεν:
δαιμονίη, τί λέληκας; ἔχει νύ σε πολλὸν ἀρείων:
τῇ δ᾽ εἶς, ᾗ σ᾽ ἂν ἐγώ περ ἄγω καὶ ἀοιδὸν ἐοῦσαν:
δεῖπνον δ᾽, αἴ κ᾽ ἐθέλω, ποιήσομαι ἠὲ μεθήσω.
ἄφρων δ᾽, ὅς κ᾽ ἐθέλῃ πρὸς κρείσσονας ἀντιφερίζειν:
νίκης τε στέρεται πρός τ᾽ αἴσχεσιν ἄλγεα πάσχει.
ὣς ἔφατ᾽ ὠκυπέτης ἴρηξ, τανυσίπτερος ὄρνις.
ὦ Πέρση, σὺ δ᾽ ἄκουε δίκης, μηδ᾽ ὕβριν ὄφελλε: