Giorni di risacca qui a Vacca Pezzata, in mezzo al mare. Questo luogo si sposta come isola vagante, e talvolta avvistiamo ancora i balenieri bianchi di luce bianca, come la Balena. A volte mi viene da credere che Vacca Pezzata sorga sul dorso tempestoso del mare solo perché… e come si spiega questa risacca?
Leggete, leggete più che potete! Leggete con forza!
CAPITOLO XCVII
La lampada
Se foste discesi dalle raffinerie al castello del “Pequod”, dove la guardia fuori servizio dormiva, per un istante avreste quasi creduto di trovarvi in qualche illuminata cappella di re e di consiglieri canonizzati. Gli uomini giacevano là nelle loro nicchie trinagolari di quercia, ciascuno un mutismo scolpito; e una ventina di lampade rischiaravano gli occhi chiusi.
Sulle navi mercantili, l’olio per i marinai è più scarso che il latte di regina. Vestirsi al buio, mangiare al buio e andare al buio, incespicando, verso il pagliericcio, è la sorte usuale. Ma il baleniere, come cerca la meteria della luce, così nella luce vive. Egli fa della sua cuccetta una lampada d’Aladino e vi si corica, cosicché, anche nella notte più tenebrosa, lo scafo nero della nave contiene ancora una luce.
Guardate con quante liberà il baleniere va col suo farello di lampade – benché sovente non siano altro che vecchie bottiglie e fiale – al frigorifero di rame delle raffinerie e ve le riempie, come boccali di birra al tino. Ancora, egli brucia il più puro degli oli nel suo stato greggio e perciò incorrotto, un fluido ignoto ai ritrovati solari, lunari o astrali, della terraferma. Il baleniere va a cercarlo in modo da essere certo della sua freschezza e genuinità, allo stesso modo che il viaggiatore della prateria dà la caccia alla selvaggina che mangia.
Hermann Melville, Moby Dick. (Ed. Adelphi, Trad. e introd. di Cesare Pavese)