Se il successo di Richard Brautigan come narratore fu breve, la sua produzione poetica non conobbe mai la fortuna critica e di pubblico che rese, grazie allo sdoganamento favorito da Kurt Vonnegut, Pesca alla trota in America il simbolo di una stagione non solo letteraria, tanto da prestare il nome negli anni Sessanta a numerose comunità hippy. Seppure le caratteristiche della poesia di Brautigan, a ben vedere, non fossero così diverse da quelle della sua narrativa, forti e ripetute furono le critiche di inconsistenza alla sua produzione di versi, e molteplici le stroncature collezionate, fino al giudizio, forse il più doloroso, di Raymond Carver (sul Chicago Tribune Book World ): «alcune delle sue poesie assomigliano a piccoli stupori che se ne escono nelle tue mani, ma diverse altre sono così così […] e altre ancora – secondo me troppe – stanno lì solo a riempire lo spazio». Opinione ribadita con ancora più forza da Barry Yourgrau sul New York Times Book Review: «un certo numero di questi testi mi sembrano solo scarabocchi […] la cui funzione sembra essere quella di rendere il libro più grasso sulla scaffale». Pochi furono i critici capaci di cogliere la precisa scelta di poetica di Brautigan che lo poneva in una posizione ben precisa nell’ambito della poesia americana. Tra questi Robert Kern sul Chigago Review: «Più di ogni altra cosa sono probabilmente la piattezza e la naturalezza della sua poesia a apparire noiose e perfino offensive per alcuni lettori di Brautigan. Ma sono proprio questi elementi a costituire ciò che si intende per una poetica primitivista (anche se Brautigan, va detto, si spinge veramente all’estremo) […] Il lavoro di Brautigan, sia in prosa sia in poesia, […] fornisce un esempio postmoderno di poetica primitivista in una forma tanto pura quanto più non si può desiderare, e aiuta anche a chiarire alcune delle differenze tra il modernismo e il post-modernismo in generale.» Del resto Terence Malley, nel suo Richard Brautigan, uno scrittore per gli anni Sessanta ci aveva già avvertito: «In generale, le persone che scrivono o parlano di Brautigan tendono a essere o falsamente paternalistiche o vacuamente adoranti». Avverbi a parte, sarebbe l’ora di fare un discorso più approfondito sulla poesia di Brautigan, mai tradotta in Italia, per poter giungere infine a prendere una posizione più ponderata in questa dicotomia. Intanto mi sono divertito a leggere e a tradurre, da non anglista, alcune poesie di «questa specie di Thoreau che proprio non riesce a tenere la faccia seria», come scrisse di lui Guy Davenport. E già per questa definizione non possiamo che sentire una affinità istintiva con coloro che tendono ad adorarlo.
Poesie disperse
DA QUALCHE PARTE NEL MONDO UN UOMO URLA DI DOLORE [1955]
Da qualche parte nel mondo
una donna è seduta
sotto un bellissimo albero verde
e sgrana dei piselli
e pensa solo
a cose belle
come le cascate o gli arcobaleni
o i piselli.
* * * * *
IL SECONDO REGNO [1956]
Nel primo regno
delle stelle,
tutto è sempre
un po’ bello.
Le tue unghie
sono angeli
che dormono dopo
una lunga notte
di amore.
Il suono
dei tuoi occhi: neve
che scende
le scale
del vento.
I tuoi capelli
il colore
di Dio che raccoglie
fiori.
Nel secondo
regno delle stelle
c’è solo
tu.
* * * * *
[da Lay the Marble tea, San Francisco 1959]
ALL’INGHILTERRA
Non ci sono francobolli per lettere a ritroso
che arrivino fino all’Inghilterra di tre secoli fa,
nessun francobollo che faccia viaggiare le lettere
fino a prima che la tomba fosse scavata,
e John Donne se ne sta lì in piedi a guardare fuori dalla finestra,
è appena cominciato a piovere, è una mattina di aprile,
e gli uccelli cadono dagli alberi
come scacchi di una partita non giocata,
e John Donne vede il postino venir su per la strada,
e il postino cammina con cautela
perché il suo bastone
è un bastone di vetro.
* * * * *
SÌ, LA MUSICA DEI PESCI
Soffia un vento color trota
tra i miei occhi, tra le mie dita,
e mi ricordo come la trota
si nascondeva dai dinosauri
quando venivano a bere al fiume.
La trota si nascondeva nelle metropolitane,
nei castelli, nelle automobili.
Attese pazientemente che i dinosauri se ne andassero.
* * * * *
[da All Watched Over by Machines of Loving Grace, San Francisco, 1967]
IL TUO AMICO PESCEGATTO
Se io dovessi vivere la vita
sotto forma di pescegatto
in un’impalcatura di pelle e baffi
sul fondo di uno stagno
e tu venissi a trovarmi
in una sera di luna piena
giù nella mia oscura tana
e restassi lì in piedi sul bordo
del mio affetto
e pensassi “Che meraviglia
questo stagno! Vorrei tanto
che qualcuno mi amasse.”
Io ti amerei e sarei il tuo amico pescegatto
e porterei via i pensieri solitari dalla tua mente
e improvvisamente tu saresti
in pace
e chiederesti a te stessa “Che strano!
Ma com’è che non ci sono pescigatto
in questo stagno? Eppure sembra
un luogo perfetto per loro”.
*N.B. – I testi e le notizie critiche usate per la redazione e la traduzione si devono al magnifico lavoro dell’Archivio Brautigan.net.
ciao, complimenti per la traduzione di queste poesie. Ho cercato sul sito dedicato a Brautigan la poesia “Someplace in the world a Man Is Screaming in Pain”, ma non si apre il collegamento. Se tu ce l’hai, potresti girarmi il testo originale? Grazie.