In Laiseca 2013. A Edizioni Arcoiris si devono: Laiseca 2016 e Laiseca 2017 b.
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E per quindici giorni mi esibii nei caffè frequentati dalla malavita della letteratura,
ostentando un’aria da uomo turbato da un progetto straordinario.
ROBERTO ARLT
Nato a Rosario nel 1941 e attivo nel campo letterario da quarant’anni – “Mi mujer”, il primo racconto pubblicato con lo pseudonimo di Dionisios Iseka sul supplemento culturale de «La Opinión», risale al 1973 –, Alberto Laiseca «non solo è un grande scrittore», come afferma César Aira, ma è anche «uno di quegli inventori della letteratura, unici e imprescindibili, con i quali tutto finisce e ricomincia di nuovo[1]». A saperlo, probabilmente, sono ancora in pochi, sebbene nell’ultimo decennio la televisione e il cinema abbiano contribuito a far circolare il nome di un autore capace di colpire il lettore con la violenza di un montante, per usare una nota immagine arltiana. Ci riferiamo alla trasmissione Cuentos de terror (2002), in cui Laiseca, con un istrionismo degno di Vincent Price, recitava celebri testi di Joe Lansdale, Stephen King, Clemente Palma e molti altri, al documentario di Eduardo Montes-Bradley Deliciosas perversiones polimorfas (2004) e soprattutto alla fortunata collaborazione con i cineasti Mariano Cohn e Gastón Duprat, da cui sono nati l’originale commedia El artista (2008) e l’ambizioso Querida, voy a comprar los cigarillos y vuelvo (2011). Il primo annovera tra gli interpreti lo stesso Laiseca, che ne ha rielaborato successivamente la vicenda nell’omonimo romanzo edito nel 2010; il secondo è un visionario “esperpento” in cui il Nostro, quasi a mettere in scena una perversa parodia di Brecht, compare davanti alla cinepresa per commentarne la trama, ispirata a un suo racconto.
Ma andiamo a vedere i libri, come dicevano ne Il giocattolo rabbioso[2] i ladruncoli devoti di Rocambole al momento di saccheggiare una biblioteca. In my beginning is my end… Su turno para morir, allucinato hard boiled pubblicato nel 1976, in poco più di un centinaio di pagine contiene (a stento) lo spaventoso artefice che si farà conoscere nei decenni successivi, vale a dire: una scrittura concepita come costante parodia dei generi letterari, il ricorso al neologismo e la ripetizione di parole e di frasi, alla maniera del “conte” polacco Gombrowicz; la volontà di “bastonare” la tradizione argentina, come già aveva fatto l’indemoniato Roberto Arlt; il desiderio di cancellare i confini tra cultura alta e cultura bassa e di tenere assieme Wagner e Ayn Rand, Orwell e Collodi (quelli di Laiseca, in fondo, possono essere considerati romanzi di formazione che hanno per protagonisti degli adulti), Meyrink e Mika Waltari, la Hammer Film e Poe, manuali scientifici (serbatoi inesauribili di metafore) e poeti cinesi (si pensi alle liriche attribuite a scrittori fittizi in Poemas chinos del 1987), Sade, Leroux e Lewis Carroll, Joyce e H. Rider Haggard, Kafka e Stoker (Su turno para morir è preceduto da un’epigrafe proveniente da Dracula); il mostro rivendicato in quanto «Alma Mater della finzione[3]», non diversamente da quanto avviene nelle narrazioni di Lovecraft o Manganelli; «un’indimenticabile fauna di maghi, politici, cospiratori, scrittori, santi, vagabondi, perversi[4]», che con allegrezza si getta nella perdizione[5] (“Beati qui perdunt…!”, per dirla con un folgorante saggio breve di Julio Torri); la «trasformazione della tragedia in una commedia brutale[6]», come nei versi del padre dell’antipoesia, Nicanor Parra (ma in realtà «Non è che apparenza, non è che una superficie di immagini; e proprio per questo può anche piacere[7]»); «le alterazioni spaventose delle regole[8]», di tutte le regole, da parte di una “bestia da stile” che non conosce requie (l’esempio più citato è Matando enanos a garrotazos, formidabile – nell’accezione latina di «spaventoso, terrificante» – raccolta di racconti che avrebbe suscitato lo sdegno di Borges per la presenza del gerundio nel titolo). Infine è già palese il realismo delirante che troveremo teorizzato e messo in pratica in seguito: il punto di partenza è la realtà, ma una realtà analizzata (e distorta) attraverso una «gigantesca lente d’ingrandimento» costruita dal «delirio creatore[9]». Ovvero, come dichiara un personaggio de Los sorias: «La nostra essenza è il delirio. Non delirare significherebbe negare la carne, le ossa e il sangue che ci costituiscono. […] Il delirio è la nostra grandezza maggiore. Non quello patologico, è ovvio. Mi riferisco al sogno creatore che diventa contemporaneamente etico, estetico, mistico e pratico[10]».
Il risultato assomiglia a «una relazione in progress da parte di un recluso nel manicomio cosmico[11]». Un recluso pronto a vedere nel mondo un «posto tetro, propizio a elaborare idee feroci[12]» o, meglio ancora, un immenso complotto destinato a distruggerlo, stando a quanto afferma Ricardo Piglia[13]. Sempre secondo l’autore di Respirazione artificiale, che non esita a definire Los sorias il più importante romanzo argentino dopo I sette pazzi (1929) di Arlt, la grandezza di Laiseca dipende dal fatto che il delirio non è solo oggetto della narrazione, ma interessa anche il modo di narrare (come nelle “macchine morbide” di William Burroughs, il linguaggio è un virus proveniente dallo spazio). Lo si nota nelle erudite fantasie pseudostoriche (La hija de Kheops e La mujer en la muralla, rispettivamente del 1989 e del 1990), nelle furibonde peripezie di stravaganti esseri del sottosuolo in attesa di futuri registi devoti di Russ Meyer e del primo Cronenberg (El gusano máximo de la vida misma, 1999), nei tormenti di un vampiro che cerca di recuperare la propria umanità (Beber en rojo, 2001), nel saggio (?) wildiano in cui viene rivendicata la necessità del plagio (Por favor, ¡plágienme!, 1991), nel Manual sadomasoporno (2007), continuamente squarciato da riflessioni sulla fisica, la matematica, l’economia e l’archeologia, o nei rabelesiani e burgessiani racconti che compongono Cuentos completos (2011), in cui Laiseca si dimostra un maestro delle forme brevi. Il delirio raggiunge l’apoteosi in Los sorias, lo sterminato romanzo che, pubblicato nel 1998 in trecentocinquanta copie dalla casa editrice Simurg, ha oscurato la restante produzione di Laiseca. L’edificazione di questa cattedrale di oltre 1300 pagine – potremmo definirla borgesianamente una cattedrale interminabile il cui senso è perdizione – è iniziata nel 1972 per concludersi nel 1982, lo stesso anno in cui esce Aventuras de un novelista atonal. Coincidenza che ha spinto spesso gli studiosi a considerare le Adventuras come una sorta di prologo a Los sorias.
Sebbene siano indubbi i collegamenti tra le due opere e sia inoltre affascinante vedere nelle migliaia di pagine dissonanti redatte dall’austero “soldato delle lettere” la fondazione mitica de Los sorias, ci sembra una lettura alquanto riduttiva. Non sappiamo se Los sorias sia destinato a diventare uno di quei grandi libri imperfetti e torrenziali, «in grado di aprire vie nell’ignoto[14]»; sappiamo però che gli altri testi di Laiseca corrono il rischio di essere considerati come meri esercizi, più o meno perfetti. Sarebbe un grave errore. I Cuentos completos, Su turno, il viaggio «attraverso insidie e visioni di mostri» di un romanziere con «tutte le carte in regola per fallire clamorosamente» e l’unico capitolo del suo Opus maius atonale scampato per miracolo (atroce miracolo) alla catastrofe non fanno che confermare il giudizio di Aira citato all’inizio della nostra postfazione.
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[1] Aira 2011. Dove non diversamente indicato, le traduzioni delle citazioni sono di chi scrive.
[2] Arlt,1997, 49.
[3] Laiseca 2001, 28.
[4] È quanto afferma Fogwill 2002, 5-6.
[5] Melville 1982, 32.
[6] Piglia 2004, 9.
[7] Borges 1985 [1954], 444.
[8] È lo stesso Laiseca a dichiararlo in un’intervista in Bergara 2011, 157.
[9] Bergara 2011, 41.
[10] Laiseca 1998, 1029. “Razones de delirio” è un’espressione che torna sovente nell’opera di Laiseca. Come a dire, il delirio ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.
[11] Così Ballard 2007, 191 definisce l’opera di Burroughs. Secondo Deleuze 2005: «Non si delira sul padre o la madre, ma su tutt’altro. Il delirio – è il suo segreto – concerne il mondo intero».
[12] Arlt 1997, 142.
[13] Piglia 2004, 7 e ss.
[14] Bolaño 2007, 285.
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Bibliografia
Aira 2011 = Aira C., “El milagro de Alberto Laiseca”, «Ñ», «Clarín», 20 maggio 2011.
Arlt 1997 = Arlt R., Il giocattolo rabbioso, traduzione di Angiolina Zucconi, Roma, Editori Riuniti, 1997.
Arlt 2013 = Arlt R., I sette pazzi, Torino, Einaudi, 2013.
Ballard 2007 = Ballard J.G., “Creatore di miti del XX secolo”, in Fine millennio: istruzioni per l’uso, traduzione di Antonio Caronia, Milano, Baldini e Castoldi, 2007.
Bergara 2011 = Bergara H., Los sorias, de Alberto Laiseca: una poética del delirio, (tesi dottorale) UBA, Buenos Aires 2011.
Bolaño 2007 = Bolaño R., 2666, traduzione di Ilide Carmignani, Milano Adelphi, 2007.
Borges 1985 [1954] = Borges J.L., “Prefazione” a Storia universale dell’infamia [1954], traduzione di Mario Pasi, in Tutte le opere, I, Milano ,Meridiani Mondadori, 1985.
Deleuze 2005 = Deleuze G., “D come desiderio”, in Abecedario, a cura di Claire Parnet, Roma, Derive Approdi, 2005.
Fogwill 2002 = Fogwill, prologo a Laiseca A., Aventuras de un novelista atonal, Buenos Aires, Santiago Arcos, 2002 [Laiseca 1982 a = A. Laiseca, Aventuras de un novelista atonal, Buenos Aires, Sudamericana, 1982].
Laiseca 1976 = A. Laiseca, Su turno para morir, Buenos Aires, Corregidor, 1976.
Laiseca 1982 b = A. Laiseca, Matando enanos a garrotazos, Buenos Aires, Editorial de Belgrano, 1982.
Laiseca 1989 = A. Laiseca, La hija de Kheops, Buenos Aires, Emecé, 1989.
Laiseca 1990 = A. Laiseca, La mujer en la muralla, Buenos Aires, Planeta, 1990.
Laiseca 1991 = A. Laiseca, Por favor, ¡plágienme!, Rosario, Beatriz Viterbo, 1991.
Laiseca 1998 = A. Laiseca, Los sorias, Buenos Aires, Simurg, 1998.
Laiseca 1999 = A. Laiseca, El gusano máximo de la vida misma, Barcellona, Tusquets, 1999.
Laiseca 2001 = A. Laiseca, Beber en rojo, Buenos Aires, Altamira, 2001.
Laiseca 2007 = A. Laiseca, Manual Sadomasoporno (ex tractact), Buenos Aires, Carne Argentina, 2007.
Laiseca 2011 a = A. Laiseca, Cuentos Completos, Buenos Aires, Simurg, 2011.
Laiseca 2013 = A. Laiseca, Avventure di un romanziere atonale, Salerno, Edizioni Arcoiris, 2013, traduzione di Loris Tassi.
Laiseca 2016 = A. Laiseca, Uccidendo nani a bastonate, Salerno, Edizioni Arcoiris, 2016, traduzione di Loris Tassi e Lorenza Di Lella.
Laiseca 2017 b = A. Laiseca, È il tuo turno, Salerno, Edizioni Arcoiris, 2017, traduzione di Francesco Verde.
Melville 1982 = Melville H., Moby Dick in Opere scelte, I, traduzione di Cesare Pavese, Milano, Meridiani Mondadori, 1982.
Piglia 2004 = Piglia R., prologo a Laiseca A., Los sorias, Buenos Aires, Gárgola, 2004.
Piglia 2012 = Piglia R, Respirazione artificiale, SUR, 2012.
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