Ma stiamo anche andando avanti, non è vero? disse lei. Stiamo continuando a parlare. Fin quando potremo. Finché dura.
Di cosa vuoi parlare stasera?
Addie guardò fuori dalla finestra. Vedeva il proprio riflesso sul vetro. E l’oscurità subito oltre.
Fa freddo lì stasera, tesoro?
Kent Haruf non è uno scrittore o un narratore, ma un luogo.
Kent Haruf è Holt.
E Holt si conferma, con Le nostre anime di notte, un luogo in cui è bello tornare.
Perché ancora più che nella Trilogia della Pianura, in questo romanzo postumo la cittadina del Colorado si mostra come luogo eterno e precario, solido e fantasmatico, pronto ad accogliere e a plasmarsi sulle esigenze del lettore, senza barare, senza compiacimento, senza civetteria.
Holt è un insieme di anime che scoprono l’esigenza di mettersi in gioco, rendersi vulnerabili o ridicole, ma è anche la reazione, solidale o bigotta, a tale bisogno di esprimersi.
La scrittura di Haruf smette la sua essenzialità per diventare nulla, per mescolarsi alla polvere delle strade che percorrono Holt, per scomparire nei movimenti dei suoi protagonisti, Lous e Abbie, e nella loro precaria e intensa relazione, nel loro bisogno di non scoprirsi aridi, nel loro accorgersi che la vita riserva ancora sorprese e colpi bassi.
Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.
Cosa? In che senso?
Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.
Le nostre anime di notte è il non plus ultra della ricettività, una storia che si svolge davanti ai nostri occhi e che ingloba il sentire di chi legge e lo restituisce nella sua maniera più basica, più elementare, più povera, mai misera. Questo accade perché l’urgenza che muove Addie e Louis è la stessa che impera sul loro creatore: quella di condividere e condividersi, mostrarsi nudi per quel che siamo, riconoscere quel che siamo, in modo da attraversare il mondo e la vita con maggiore gioia, una gioia non scevra dalla consapevolezza del dolore.
Kent Haruf si conferma uno dei grandi cantori di quel sentimento necessario e desueto che è l’intimità.
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Kent Haruf
Le nostre anime di notte (2015)
Trad. it. di Fabio Cremonesi
Milano, Enne Enne Editore, 2017
pp. 171