[Presumibilmente metà luglio 1924*
Scritta in tedesco.]
Caro dottore,
con gratitudine le mando indietro il libro, la prego di perdonarmi se non le faccio visita. A stento credo di poter parlare di Franz in questo momento, e sicuramente neanche lei ne vorrà parlare con me adesso. Se permette, la terrò informata sul mio arrivo a Praga a settembre. La prego di mantenere un gentile ricordo di me e di portare i miei cordiali saluti a sua moglie, alla quale una volta, senza volerlo, probabilmente ho fatto un torto. Se ne ha l’occasione, la prego, faccia in modo che le mie lettere di cui Franz è in possesso finiscano nel fuoco, gliele affido con tranquillità, sebbene non sia così importante. I suoi manoscritti e diari[1] (per nulla destinati a me, anzi, nati nel periodo prima che mi conoscesse, circa quindici grandi quaderni) si trovano presso di me e sono a sua disposizione, in caso le servissero. Era suo desiderio – così mi ha chiesto – che nessuno oltre a lei li vedesse, e solo quando fosse morto. Forse li conosce anche lei in parte.
La saluto con tutto il cuore e la gentilezza,
sua Milena Polak
*Nota alla traduzione. Il testo tradotto è quello contenuto nel volume F. Kafka, Briefe an Milena, erweiterte und neu geordnete Ausgabe, herausgegeben von J. Born und M. Müller, Fischer, Frankfurt am Main 2015¹⁵, pp. 359-378. Eventuali note a piè di pagina sono anch’esse tradotte dall’edizione citata.
[1]Kafka diede i suoi diari a Milena all’inizio dell’ottobre 1921.