Così, mentre si vanno preparando cose (due testi sull’arte di scrivere; un esordio, un inedito di un ospite graditissimo; e traduzioni ed altre succulenze), nel frattempo, nella notte stessa in cui il vivente accende il morto e ci guarda attraverso (e la notte/batte/botte), mi viene di mettere questo sul piatto*:
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Ci sono quelli che pensano d’en avoir fini avec le jugement de dieu (i postumi per reddita dichiarazione di redditi, i prepensionati, i morti, soprattutto) e quelli che non vedono altro che ciò che gli sta appena davanti (il nuovo, il successivo, a costo di ogni capriola – il che mi induce a pensare: Hegel, o il caprice des dieux, inteso come formaggio molle). Ed in mezzo (quanta ingiustizia in un complemento di luogo: non in mezzo, sopra e sotto, ed oltre) le cose: fessure, sgusciamenti. Qua dentro siamo lì dentro.
Notte
*la scena dello stregone polacco non si trova sul tubo