“Perché uomini d’azione, chiedi? Perché il contrario ci renderebbe uomini di coscienza…”
“Un buco di legno. Fuori, la notte; fuori e dentro. Nel fondo qualcuno è seduto al piano, una spugna di suoni. Lui dentro, magro, sottile. Non è solo, un amico con lui: pallido, sulla maglietta nera gli schizzi di lacerazioni precedenti. È morto. Quell’indumento macchiato a scaglioni, a pezzi – una grotta di stalattiti grigie e rosse – è il suo stesso petto.”
Il luogo è lo stesso – ogni volta diverso, pure lo stesso – là dentro la cosa deve accadere.
È l’attesa, la voglia. Il luogo dove la cosa accade, multiforme, liquido. Il tempo, mitico.
Uno si sporge più volte per carpire e – vede non vede.
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