E poi si sale su su per la pelliccia setolosa, il pelo sembra lucido e bello come quello di un animale sano anche se questo invece è morto, il corpo di lui è vestito in modo elegante, ai piedi porta pantofole porpora che contrastano con i calzini grigi, la sua posizione è geometrica, le natiche perfettamente aderenti al divano rossastro, la schiena dritta, la mano che scivola giù per aderire alla pallida mano di lei.
La luce è fioca e l’unica luce più forte arriva dal balenare bluastro del televisore, lei sul capo ha una testa di cervo, le corna lunghe e contorte che si contorcono armoniche sovrastano il corpo giovane e nudo, sui seni ha dei segni, dei piccoli ematomi che galleggiano come gocce appena sotto il livello della pelle, il pube è colorato da una folta peluria nera, le mani di lei hanno le unghie tinte di diversi colori, lo smalto è leggermente rovinato. Esattamente sotto il punto centrale dei corpi, dove la mano dell’uomo e della donna si toccano, ai piedi del divano di pelle lavorata, si è formata una pozza di sangue che dovrebbe essere rosso ma adesso sembra quasi nero.
Il tappeto dove la marea del sangue viene arginata è in stile persiano, sopra ci sono disegni di civiltà antichissime e animali, sul tavolino a destra c’è un vaso di fiori, dal bagno arriva dell’acqua come se qualcuno avesse lasciato il lavandino aperto, l’acqua si mischia col sangue; sul tavolino che divide i corpi e la televisione, bagnato dalla luce bluastra e intermittente delle immagini, c’è un cesto di frutta a colori fortissimi, qualcosa di adamitico, uno sfavillante peccato, una lucentezza malata perché sembra tutta quella frutta sia morta, sembra che tutto sia morto. La luce della televisione si trasforma in un quadratino luminoso dentro gli occhi finti sulla pelle vera del cervo che nello scintillio sembra quasi prendere vita.
L’agente della scientifica si muove lentamente nella tuta bianca che lo fa sembrare un’entità fantasmatica, uno spettro sbiadito, qualcosa che vela la scena: gira intorno al corpo della donna, l’altra mano di lei è stretta in un pugno e l’agente mentre si avvicina esita, sembra che una forza lo respinga e lo blocchi.
Le mani dell’agente sono coperte da guanti di silicone bianchi che le trasformano in qualcosa di esanime, le dita guantate di lui fanno leva contro le mani prive di vita di lei.
Il pugno si apre come un fiore di carne che sboccia, sul palmo c’è il corpo di un uccellino appena nato: le prime piume nere risaltano sul corpo rossastro e nudo, per un istante pare si muova. La stanza, in quel momento, si fa più buia, l’unico suono che riverbera è l’acqua che scorre mischiandosi al sangue, la leggera vibrazione del piumato, mosso da un vento impercettibile.
In copertina: Giuseppe Recco (1634-1695), Natura morta con pesci, Villa Regina Margherita, Bordighera (IM).