In seguito al perentorio intervento del Filologo, due sezioni presenti nel primo numero (Cave Canem e Flanagan’s wake) sono – non sparite, ma trasferite nei luoghi dettagliati di seguito:
CRAPULA EDIZIONI
L’editoria è la superficie della letteratura, e questa sezione – all’inizio – è il tentativo di fare spazio anche sotto terra, se fosse necessario, dato che in superficie l’aria è oramai inquinata.
Qui, ora e in avanti, testi di poesia e prosa convivono. Qui, non è la critica o la tecnica, ma la parola che narra, che evoca, discorre, racconta, sonda e ausculta. Qui si trovano gli inediti, scelti da noi inediti, perché tra simili è più semplice comprendersi.
LETTERATURA E ALTRI BUCHI
Il discorso che osserva, valuta ed emette il suo giudizio. L’occhio e l’orecchio si accostano al buco, lo spiano, ne traggono il responso in cerca di come, quando e dove. Poesia e critica sono ormai un vecchio adagio, come critica e militanza o – il che è lo stesso – esistenza. Qui allora si recensisce e si indaga l’altro, qualsiasi altro.
FILOLOGICON CRAPULA
Altrimenti detto: il buco più fondo da cui sono emersi, quello nel quale si sono incontrati e cui tornano ciclicamente.
Qui, Agathe Fharidi e Qujano osano sfondare il testo, rendendolo simultaneo. E, del testo, restituiscono il loro tradimento giunto fino a voi attraverso percorsi spiraliformi e stratificati. Occorreva accostare alla loro anche la voce del Filologo. È quanto ha imposto il rigore: tecnica e competenza. E il momento ormai è arrivato.
KANT OVVERO CAN’T
Se il discorso ha le sue falle, il discorso filosofico è la falla, il buco, per eccellenza. Intorno e dentro questo buco si va, in questa sezione – non per cavarne fuori verità, ma per tessere ragnatele. La lingua stessa, il mito, insieme con i motivi più propri del discorso filosofico (lo spazio e il tempo, la verità – quella troia! – l’ordine e il disordine, le leggi e le eccezioni, le chiusure e le aperture, la nascita, la morte e la memoria): tutto questo è l’oggetto, o piuttosto il compagno di viaggio di chi scrive e chi legge in questo luogo.
È il discorso stesso, o meglio ancora il suo limite, a far da padrone.