Volle essere una poiana solo per il volo. Ogni falconiere avrebbe sdegnato quella scelta, ma per lui era diverso, doveva ricongiungersi all’altopiano, rivivere la massa di pomeriggi e ulivi secolari, radure coltivate e macchie fitte di castagni. Le torri di campagna spezzavano il paesaggio e la provinciale era un serpente infinito di prede.
La poiana fu il suo primo amore. Da bambino la vide impagliata ad ali spiegate con gli artigli saldati su un ramo posticcio. Credette fosse un’aquila e, in un certo senso, restò tale anche dopo la scoperta.
L’amico, nel maneggiarla incauto, gli staccò delle piume dal petto e, sicuramente, appena qualcuno gli avesse chiesto spiegazioni, lo avrebbe incolpato. Ma a lui non importava, non avrebbe detto nulla.
Quell’estate, in particolare, si appostava spesso su un ramo di quercia ai margini di un campo di peschi. Gli alberi erano giovani e disposti a buona distanza: un topo o una lucertola non avrebbe avuto ripari.
Tutto era ottimale, tranne la presenza importuna di due ragazzi distesi ai lati del fondo a vedere le nuvole del pomeriggio. Nella sua posizione privilegiata, appollaiato sul ramo, poteva leggerne i labiali.
Era una fine storia di decisioni. Ognuno dei due aveva scelto una città lontana e differente, dalla quale si sarebbero telefonati almeno una volta al mese, dicevano.
Il giorno successivo li vide passeggiare, mano nella mano, lungo il boschetto di castagni e tigli ai margini del laghetto artificiale. Non avrebbe potuto avvicinarsi, era zona di cornacchie, ma l’erba appena tagliata svelava troppe prede. Una lucertola fu catturata e consumata per un quarto prima che i corvidi gli fossero troppo addosso.
Due giorni dopo i ragazzi erano di nuovo nel suo territorio. Pioveva. L’acqua scendeva gocciolando dalle penne mentre dal ramo alto della quercia scrutava la tettoia sgretolata della torre dirimpetto: la ragazza sarebbe partita al termine della settimana.
Si telefonano ancora, almeno una volta l’anno, lei si profonde in descrizioni dettagliate sulla crescita dei gemelli e sulla mancanza di verde in una città così grande, lui, di solito, annuisce.
Quando la sente, a sera, prende l’auto e percorre i venti chilometri tra la pianura e il suo vecchio paese, cammina un po’ per la piazza, beve birra al bar in centro, saluta qualche amico. Poi ritorna indietro, di notte.
La sua storia è rimasta appesa a quell’estate, ali spiegate e stese nella tecnica dello spirito santo, caudali dondolanti per contrappeso, correnti perpendicolari; al di sotto, un qualsiasi campo di peschi.