Discioltosi il Direttorio come miraggio nella notte, facendone noi le veci in CrapulaClub (dal 1 luglio 2019 de iure, ma non prendiamoci in giro: dall’11 settembre 2001), aderiamo (come collant all’alba) all’iniziativa di Nuova Edizione: da oggi sabato 12 ottobre 2019 è sciopero del racconto. Chi volesse scrivere forme brevi ci segua nel DOJO di Caianello (6 volte l’anno invece in quello di San Lollo). Chi volesse visualizzare il comunicato di Nuova Edizione in pdf clicchi invece sulla parola GOLPE.
NUOVA EDIZIONE 2019 – IDEE SENZA PAROLE
OPERAZIONE FUOCO AMICO – PALESTRA? UNA SEGA!
#1 COMUNICATO: COS’E’ QUESTO GOLPE? NUOVE FORME, RARE FORME: DOVE SI SEGUE LA VIA
Poniamo il caso che siate degli aspiranti scrittori. Magari avete già scritto il vostro primo romanzo o lo state scrivendo in questo momento. Ambite a una pubblicazione con una casa editrice seria e affermata; sognate di essere letti e citati. Probabilmente avrete già fatto qualche tentativo, contattando un agente letterario, ma non siete stati fortunati. Avete pubblicato.
(Lettere a Francesco Spiedo, aut[st]op 2020)
Da dieci anni capita di incontrare online aspiranti scrittori, perlopiù uomini del precariato cognitivo, ma anche volendo imprenditori, citare a menadito una serie di articoli e interventi attorno ai segreti e ai retroscena dell’esordio editoriale. È uno strano corpus di manualetti computazionali che al momento dell’ottenimento della collana romanzi di Tunué, quando tutto era possibile meno il dubbio attorno all’importanza della letteratura dopo l’amore a vent’anni, ha segnato suo malgrado il Tate murder della Litweb.
Cosa sarebbe accaduto se l’appello alle riviste non avesse avuto seguito? Solo le riviste morte ci hanno dato risposte adeguate.
Se letteratura e editoria sono due cose diverse tra loro che a volte si incrociano, se la storia della letteratura è piena di libri che in un primo momento era abbastanza difficile prendere sul serio, se altrettanto è possibile dire attorno ai manifesti e ai comunicati, l’intento parodistico, la ricombinazione e la flagranza di personalizzazione vengono qua superate da un’urgenza che chiameremo veggenza alla ricerca di noi stessi, esauriti in noi tutti i veleni, verso l’azzurro nero dell’Ignoto, dove i Gigli, questi clisteri d’estasi, si donano al Menestrello.
Noi siamo qui a ristabilire che la carta non è l’approdo per una rivista, ora che per ogni rivista viene aperta una palestra. Etica ed estetica sono forse la stessa cosa? I trainers piccolo-editoriali dicono di sì, seppure guardinghi. Noi vogliamo dire che le palestre si somigliano tra loro, ogni rivista invece è rivista a modo suo.
Se la palestra è un esercizio di posizionamento, è confronto e scoperta, è il tentativo di rintracciare le tensioni del presente attraverso il combattimento – per imparare a vederle – se la palestra è esercizio dello sguardo dove leggere e scrivere si equivalgono, avete sbagliato il nome, perché le parole contano più dei fatti e condizionano le nostre scelte. Da questo momento chiamatele DOJO.
Noi siamo qui a ricordare che la palestra è il centro benessere di cura esasperata del fisico, il tempio dell’omologazione dove ci si allena senza combattimento in previsione di una gara che non avrà luogo al di là del confronto esteriore.
Esiste una prospettiva più interna che ci fa dire che le riviste non sono i racconti che pubblicano, ma i simboli e i linguaggi che creano e lo spazio in cui stanno.
Palestra? Una sega! Da questo momento chiamateci DOJO.
L’editoria indipendente delle riviste palestra sta facendo confusione tra cause congiunturali e cause strutturali, tra capacità e pratica, tra perseveranza e tenacia, tra merito e metodo, tra lettura e scrittura, tra letteratura e editoria, tra Giorgio Biferali e Luciano Funetta.
Ma i luoghi cattivi non esistono perché ogni luogo può essere sabotato dall’interno. Questa è una rivendicazione di libertà: dal nulla viene nulla, la rivista è un’altra editoria. Separati i due mondi, ampliamo la zona d’interferenza come luogo di conflittualità e confronto in cui pesare le nostre diversità, scambiarci i ruoli e alternarci, detective o bombaroli, e giocare, giocare, giocare all’infinito.
L’edizione 2019 di Firenze Rivista ci ha restituito il quadro di vecchie e nuove riviste ingaggiate idealmente e progettualmente in un insieme complesso e regressivo di illusorie relazioni subordinanti, se non mendaci, con l’editoria-indipendente-ufficiale. Prova ne è stato l’incontro sul racconto del 22 settembre 2019 con l’altrimenti accreditato Luca Ricci sostenere tra poche altre cose che soli il rischio d’impresa e l’organicità alle case editrici ufficiali possano fornire il suggello identitario e di qualità all’azione delle riviste, così come il nostro tentativo fallito di inquinare l’incontro sull’editoria indipendente del 9 ottobre scorso alla libreria Tomo a Roma, alla presenza di Luciano Funetta suo malgrado, Leonardo Luccone, Vanni Santoni.
Per questi motivi da oggi sabato 12 ottobre 2019 Nuova Edizione proclama lo sciopero del racconto contro le narrazioni tosco-estinzioniste di rivista palestra, scouting, filtro editoriale e trampolino di lancio.
Aderiscono immediatamente la fu Crapula Club e La Nuova Verde, le cui palestre sono da questo momento in dotazione al sig. Santoni Vanni (aggiungere ISBN).
Nuova Edizione avrà luogo dove si segue la via (道場).
Seguiranno comunicazioni.
Roma, dodici ottobre 2019, firmato D’Antuono, Di Gioia, Felici, Frau, Marinelli, Mignola, Mosca, Quaranta, Sabelli, Zucchi.