Che azione, ragazzi. Mi sono appena paracadutato nella vecchia fabbrica, trovo subito il dune-buggy e me la squaglio. Gianlu salta su con me e insieme andiamo a lootare. Sulla via per la centrale nucleare trovo un fucile da cecchino e un fucile d’assalto e li metto in saccoccia.
Qui però si apre la porta. Madre appare nella stanza e comincia a parlare, con quella sua voce che sembra un lamento. Bla bla bla, non capisco un accidente, ma posso immaginare che ha bisogno di un favore. Cristo. Non la degno di uno sguardo. Che veda che sono impegnato. Sto raccogliendo munizioni per i miei fucili.
«Sjehjhdljkhgjkfshjksnv» dice Madre.
«Eh?» chiedo, facendole il favore di togliermi le cuffie. Che poi non si dica che non sono un gentiluomo.
«Esco a fare la spesa, puoi portare fuori Shiva?»
Le indico lo schermo del computer. «Mamma, sto giocando».
«Fallo quando avrai finito».
«Che palle, non può portarla fuori il babbo?»
«No, è salito in soffitta per cercare gli addobbi di Natale. E poi aspetta un pacco dal corriere».
«Può portarla lui più tardi».
«Oppure puoi portarla tu adesso».
«Uffa, va bene, ho capito. Finisco la partita e vado».
«E vedi di muoverti, la sento particolarmente agitata».
«Ho detto: dammi il tempo di finire».
«Guarda che la lascio libera in giardino, così intanto inizia a scaricarsi. Se suona il corriere, corri a chiuderla in garage».
«No, cazzo!»
«Come hai detto?»
«Ma no, mamma, mica parlavo con te».
È che mi sono ribaltato e il dune-buggy ha preso fuoco. Sento Gianlu imprecare dalle cuffie.
«Mi stai ascoltando?» dice intanto Madre.
«La chiudo in garage, sì, ho capito. Hai visto? Ti stavo ascoltando».
«Bel modo di rivolgerti a tua madre». Se ne va scuotendo il capo.
Ora posso rimettere le cuffie, giusto in tempo per sentire la voce di Matte che dice: «Cos’è, ti ha sgridato la mammina?»
«Prendi poco per il culo, tu non stai meglio di me».
«Eh? E con questo che vuoi dire?»
Comincio a imitare la sua vecchia. «Matteooo-oh! Lo vuoi il formaggio sulla parmigiana?»
«Sei proprio un idiota. Il formaggio ci va di default, sulla parmigiana. Lo dice anche il nome».
«Matteooo-oh! Vuoi che venga a pulirti il sederino?»
«Adesso vedi di piantarla».
«Matteooo-oh…»
«Bestia».
«Chi è Shiva?» chiede il tizio che si è unito ieri in chat, col suo buffo accento sardo.
«Ma un cane, no?» Genio.
«E non può portarlo fuori la tua mamma?»
«Non ce la fa mica, no? Il mio è un rottweiler di quarantacinque chili».
«Samminca».
«Una bestia pazzesca, con una gran testa. Lo sai cosa si dice dei rottweiler?»
«Eia».
«Eh?»
«Come, eh?»
«Hai detto che lo sai, allora dillo».
«Non so, pensavo che parlassi in generale».
Cristo. Mai che si raccatti un tizio sveglio, qui.
«Ebbene» lo illumino, «si dice che se azzannano qualcosa – o qualcuno – non lo mollano più finché quello non ha smesso di muoversi o di respirare. Poi perdono interesse, perché sono attratti solo dalle prede che lottano e che provano a scappare. Se un gatto sta fermo sul muretto non lo vedono mica, ma se attraversa il cancello correndo…»
«Ale, avvicina il microfono, non ti sento».
«Dovresti vedere le cose che le ho tolto dalla bocca. Gatti, ricci, perfino una volpe. Te lo dico io: tutto quello che entra in giardino non ne esce mica più».
«Che storia».
«Ale, ci sei? Ammazzalo, ammazzalo».
Un tizio sta scappando su una macchina, provo a inseguirlo ma sono troppo lontano. C’è una sparatoria.
«Seccato!» dico, gongolando di piacere.
«Almeno lo avessi ucciso tu».
«Si può sapere che cazzo vuoi da me? Stavo parlando con il nostro amico sardo». Che poi non si dica che non metto la gente a proprio agio. Sono un tipo socievole, io.
Ora vengo distratto da un cicalino tipo trombetta. È un messaggio di Lore su Facebook, dice: troppo forte. Sotto c’è un link, introdotto da una descrizione: guarda il video del rapper che si scorda le parole della sua canzone. Faccio partire il video e dentro c’è un negro coi rasta che inizia a sillabare cose a caso – sgnapps, skrapps, ka-ka-ka-ka-kà eccetera.
Sono vicino alla Zona, dove c’è la salvezza. Matte è già entrato. Lele ha trovato una vecchia Dacia abbandonata e sta venendo a prendermi. Dobbiamo sbrigarci, il cancello si sta richiudendo. Se non facciamo in tempo siamo morti.
«Non ci credo, sta suonando il campanello!» Non posso mollare proprio adesso.
«Non è il campanello, fesso, è Matte su Whatsapp».
Guardo l’iPhone, è vero. Matte ha inviato un messaggio nel gruppo, dice: skrapp! Anche lui ha ricevuto il video del rapper.
«Ma sei scemo?» gli dico. «Ci rompi le palle sul gruppo mentre siamo tutti in chat?»
Solo perché è già salvo, lo stronzo.
Sento i ragazzi ridere e Gianlu gridare: «Corri, Ale, corri!»
Qui suona veramente il campanello.
«Merda» dico. «Questa è sicuro mia madre che si è scordata di nuovo le chiavi».
«E tu lasciala fuori, così impara».
«Come no. Non sei mica tu che poi devi farci i conti».
«Corri!» dice Gianlu. «Il cancello è quasi chiuso».
«Torno subito, faccio in frettissima».
«Ma sei scemo o cosa? Non vedi che qui ci crepiamo?»
«Non guardo neppure chi è, ci metto solo due secondi».
«Non posso crederci, sono morto!»
«Ale, dove cazzo sei?»
«Eccomi, cosa mi sono perso?»

Alessandro ha lasciato le cuffie sul tavolo ed è corso in scivolata fuori dalla stanza per premere il pulsante che sta sotto il citofono. Ha fatto tutto il percorso in apnea, senza neppure lanciare uno sguardo al di là della finestra. Al suo ritorno trova i compagni già fuori dal gioco, che imprecano contro di lui. Lui, peraltro, è salvo. Lele è riuscito a portarlo alla Zona e i loro personaggi, oltre a quello di Matteo, sono i soli due superstiti.
«Boia» dice Alessandro, crollando sulla sedia. Non riesce a credere di averla scampata così.
Ma i compagni eliminati sono piuttosto incazzati.
«Appena rientra, vedi di ringraziare tua madre» dice Gianlu.
«Eia» si accoda il sardo. «Grazie tante, mamma di Shiva».
Madre però non si vede, Shiva sta zitta. È tutto molto strano.

Intanto, in giardino, il cancello sogghigna.
«C’è qualcuno?», chiede il corriere, entrando prima con la testa e poi con tutto il resto.
Sì. C’è Shiva.

***

In copertina: “PlayerUnknown’s Battleground” (Bluehole, 2017).