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Lupus in Crapula

Writing Curse – Didascalia Otto (Fabula: “con una virgola”)

Il ritardo è peggio o meglio dell’immane lunghezza? Comunque stiano le cose, brevi o lunghe, finalmente l’ottava lezione, sempre più prossimi alla fine. Vi chiedo, passanti e spassanti, avete capito la direzione, la freccia? Perché l’obiettivo sta là, immobile, che nessuno se ne fotte. Oggi, la didascalia prevede uno tra i più noti schemi della letteratura. Volete sapere il nome dell’inventore? Troppo facile, anche per un accenno di aiuto. [et le altre lezioni]

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Lupus in Crapula

Cave canem: la specie

La maledizione della letteratura, o di quella cosa là, in cui tentiamo di muovere passi difficili – i piedi incollati al pavimento molto spesso – è che questa ciclicamente si rinnoverà dall’incendio e dalle ceneri, che noi stessi alimentiamo per ucciderla – o fosse solo per amarla. Una tale maledizione vuole che ci sia sempre qualcosa da raccontare, finché la specie non sarà estinta. Come possiamo ancora negarci la commedia? C’è chi ne fa un problema solo umano – vale…

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Lupus in Crapula

Il mezzo, il fine e il buco senza fondo

Crapula ha ricevuto di recente critiche, lamentele dovute all’estrema lunghezza di un post. Ed è vero: l’immane lunghezza cozza col mezzo (la rivista digitale), riducendone (compromettendo) il raggio di ricezione (il fine). Ma il punto, qui, non è il fine né il mezzo, ma il buco senza fondo. Così, il post incriminato e i suoi episodi precedenti troveranno in futuro un luogo più adatto – per ora, tuttavia, non c’è alternativa. La logica stessa del pezzo lo vuole, e il pezzo…

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Scontro al vertice (V) – Lo specchio delle idee

L’aria si fa inspiegabilmente limpida. Il luogo è un ossimoro, ora. “Si va avanti qui, se davvero si va e non si sta fermi.” Osserva Fharidi, il viso abbagliato dalla luce. “Si è moltiplicato tutto! Il campo è uno specchio.” La palla intonsa e bianca e la sua riproduzione nello specchio, a centrocampo. Quel che resta di Bloom controlla che le squadre siano schierate. Non manca nessuno. Due fischi. Platini la dà indietro, la palla rotola sdoppiata, mentre le due…

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Il giardin delle delizie
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Scontro al vertice (IV) Nel bosco

Schiller e i suoi sono fuori, sorpresi. Bloom fischietta con la testa in mano ed i gufi, posati intorno, ricambiano. Dalí insiste che i “gufi non son quel che sembrano”. Pound, intanto, s’allontana con Dante tra i sicamori. Eliot, ancora in panchina, consola Virgilio, che è costretto ad abbandonare la partita per l’estrema umidità della nuova sede ed il traghetto per Atene. “Che cosa vuoi, ora?” pare chiedergli l’inglese, “voglio morire!” dicono le labbra del mantovano. Omero, però, è lontano…

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Scontro al vertice (III)

Incalza la neve; inonda, da fuori, la sala stampa “Black Mamba”. L’agone è bloccato. Bloom, canonico e calvo,  intima ai due condottieri la pausa. “Un tè caldo, un latte macchiato. Un vin brulé, come volete.  Ma così non si può andare avanti, non ci son più le condizioni per il capolavoro.” Schiller ringrazia con riverenza, s’aggiusta la parrucca leggermente inclinata dopo il vantaggio. – “O lo chiamavano Proschinesi?” così pensa Quijano. Bloom rimugina il fallo in saccoccia, si passa oscenamente…

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