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miedo a las alturas

Crapula Edizioni

La Quinta giusta

Il sacro, per me, viene molto prima del santo. Può sembrare una banalità. Lo so. Un po’ come affermare che la vita viene molto prima della morale. L’aggettivo latino sacer significa “Consacrato” ma anche “Maledetto”. Da cui l’italiano “esecrabile”. A causa di questa doppiezza di significato la coscienza di ognuno di noi deve formulare criteri di autenticità, per poter distinguere quando esso è buono e quando invece non lo è. E qua si chiude il cerchio: trovo, infatti, meraviglioso che…

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Crapula Edizioni

Natura morta

E poi si sale su su per la pelliccia setolosa, il pelo sembra lucido e bello come quello di un animale sano anche se questo invece è morto, il corpo di lui è vestito in modo elegante, ai piedi porta pantofole porpora che contrastano con i calzini grigi, la sua posizione è geometrica, le natiche perfettamente aderenti al divano rossastro, la schiena dritta, la mano che scivola giù per aderire alla pallida mano di lei. La luce è fioca e…

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La sonda del desiderio

Presentazione della traduzione francese di The medium is the medium: tauthologies of the end of the world di A.R. Shields presso la libreria Shakespeare and Company di Parigi, lì 3 giugno 20**, media (e traduce dall’inglese laddove necessario) Marc Prêt, giornalista presso Le monde des livres e Le monde diplomatique. Marc Prêt: È un grande onore averla con noi oggi, Mr. Shields. Il suo The medium is the medium è un libro seminale e necessario – per questo, siamo innanzitutto…

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Sospensione
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Arpioni

Mica lo so bene com’è che è successo. Che un giorno sei per strada, fumi una sigaretta, guardi la gente che passa e a un tratto sbuca una con un gran culo e sbam. Gonna aderente e chiappe sode. Anche tacchi a spillo che, si sa, conferiscono sensualità al passo, slanciano la gamba e sorreggono il fondoschiena. L’ho letto in un inserto di Donna Moderna. Non che di solito legga gli inserti di Donna Moderna, di grazia, ma dal dentista…

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Pluto

Era il cane di Giulia, un meticcio senza valore. Gliel’avevo regalato per il nostro secondo anniversario, aveva deciso di chiamarlo Napoleone come quello degli Aristogatti. Io l’ho sempre chiamato Napo. Quando glielo portai a casa, Franco non fu contento: ma a lui non piacevo proprio io, diceva che ero un perdente senza obiettivi, inadatto a sua figlia. Che di me non ci si poteva fidare. Gliel’ho dimostrato, invece, col tempo e coi sacrifici, di che pasta sono. Ho fatto tutto…

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Crapula Edizioni

Eggs

Il coltello, uno di quelli a scatto della collezione che teneva giù in cantina, non doveva mai usarlo all’inizio. Quando cominciava la danza, a Evans bastavano i suoi polsi d’acciaio e gli occhi fissi in quelli della donna. Per lei gli occhi di Evans non erano uno sguardo, ma una promessa che sarebbe stata mantenuta. Il coltello lo teneva per il sigillo, e la controfirma. Alla fine di tutto le avrebbe scolpito su un braccio un piccolo cristallo di sangue,…

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Sotto il sole

Barcollava davanti casa, l’ascia piantata in mezzo alla testa. Gocce di sangue scendevano con lentezza sulla fronte e sul naso carnoso. Il signor Enzo Lopez aveva tentato già altre volte il suicidio, ma questa volta aveva pensato a un metodo più risolutivo: spaccarsi in due il cranio. Vagava sul marciapiede con l’aria mortificata di chi sa di avere fallito il colpo, e gridava con irrimediabile energia una A aperta, lunghissima, ossessiva. I signori Lopez, qualsiasi cosa accadesse nella loro vita…

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Jules e Velya

Le scale in quel palazzo erano tutte di marmo, scure, piatte, frammentate; scale a chiocciola? Insieme: Jules et Velya verso la costruzione di città avvenenti: nuclei del futuro. Jules e Velya: due nomi all’opposto, generi alla rovescia, due facce allo specchio. Ogni volta, salivano con un nuovo desiderio di avventura. Correvano i tempi della robotica anni Ottanta, di Star Blazers e fogli colorati, i giochi virtuali erano ancora lontani… tutto già progettato, le teste fortunate, piene di informazioni: recupera, inietta,…

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La prima volta

All’uscita del tunnel, lui pensò a cosa avrebbe potuto dire per interrompere quel silenzio troppo carico e duraturo. Provò con un «Yahuuu, finalmente soli per tre giorni!». Non funzionò. I sentimenti di lei si erano stabilizzati su un corrosivo senso di colpa, e quell’esternazione liberatoria fu come passarle le nocche su una grattugia. Lui lo avvertì e tornò a tacere fino al cartello che indicava l’uscita dal paese. «Guarda!». Le disse. «Vuoi vedere che ora ci saluta? È il giovane…

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Ombelico

Qui parlo di come un giorno Berto “Palla di cannone” Polonelli – anni dodici, carnagione chiara, capelli neri a porcospino tenuti su col gel, occhi neri piccoli sotto sopracciglia nere spesse, testa a sfera con tanto di gote rosee e carnose facili alla torsione con dita, dai quattro ai cinque livelli di adipe in sequenza, come salvagenti – sparì e di cosa ne fu di lui. Domenica 24 giugno, in calendario San Giovanni Battista, Berto “Palla di cannone” Polonelli uscì…

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