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Racconti

Crapula Edizioni

Un amore d’inverno

Papi spalanca le tende e la luce del giorno invade la stanza, aggredendomi gli occhi. Mi aspetto che mi strappi di dosso il piumone, ma lui non lo fa. L’ultima volta in cui qualcuno mi ha svegliato in questo modo mi stava strappando di dosso il piumone. Mi stava gridando di andarmene e io non avevo un altro posto dove stare. Gli chiesi se potevo farmi almeno una doccia. Per qualche ragione, il primo particolare che mi si impone alla…

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Crapula Edizioni

Anatomia del quotidiano

Quando incontrai Peppe Simonetti eravamo due ragazzi iscritti al terzo anno di università: Filosofia io, Lettere Classiche lui. Ci conoscemmo in uno degli spazi occupati della facoltà di Filosofia, lui all’epoca si era invaghito della mia collega Micol e stava cercando un contatto con lei. Ora, quello che non aveva Peppe era la bellezza, così gli fu difficilissimo entrare in confidenza con lei; quando ci riuscì, però, compensò la sua bruttezza con un carisma innato, quasi strabordante, a tratti fastidioso…

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Crapula Edizioni

Il viaggio

Quando sentì l’attrito del carrello sopra l’asfalto e la voce del pilota annunciare una temperatura di ventisei gradi, Anne si slacciò la cintura. Fuori dal finestrino il giorno era appena iniziato e della notte restava una luce bluastra macchiata di rosa. In aeroporto Anne si chiuse nella prima toilette. Sfilò cappotto e maglione, indossò una maglietta sopra un paio di jeans, dei sandali bassi al posto delle scarpe stringate. Ficcò i vestiti invernali nel borsone di cuoio, non aveva con…

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Crapula Edizioni

La regola del tre

Il tre, il cinque, il sette e l’otto. La faceva diventare una gara. Di quelle a perdere, di quelle a perdersi, che qui al traguardo era meglio non arrivarci. A volte passava una mano, un braccio, un uomo corpulento ad afferrarla o una donna in difficoltà nel tirarla giù dalla pista, ma se nessuno rivendicava la proprietà del manufatto allora toccava a lui contare i tre giri, gustarsi la corsa, aspettare e acchiappare il malcapitato. E oggi, per inciso, sembrava…

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Crapula Edizioni

Peccato

C’eravamo io ed Eva uniti da un tavolo, barricati dentro il pub in penombra, con la fine del mondo fuori nelle strade. Occhi legati da sopracciglia affrante, fiati di affanno sputati verso le labbra dell’altro, tentavamo di imporci la calma a vicenda, a forza di nomignoli che una volta detti suonavano come pizzicotti sul culo dei ricordi migliori. Fuori, sirene inseguite da fiaccole, nebbie e fumogeni in masse contrastanti, uragani di sdegno e poca, troppo poca solidarietà. Non ci nascondevamo,…

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Crapula Edizioni

Le vedove di Novaja

La notizia era arrivata al villaggio insieme all’ultima neve invernale, spinta dai venti gelidi che piegavano i tronchi degli alberi più vecchi fino quasi a spezzarli. Gli uomini mancavano da quando, tre anni prima, era scoppiata la guerra e tutti erano stati costretti a eseguire gli ordini e recarsi sul fronte orientale. Qualcuno aveva inviato delle lettere piene di paura e parole sconce ma, escluse queste rare occasioni, le donne avevano dovuto accontentarsi delle notizie che la radio nazionale centellinava…

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Lo giuro
2 Marzo 2019
Crapula Edizioni

Polvere

Il primo giorno, quando lo vide rientrare, Romana si spaventò. Mario che hai fatto, disse. Poi gli sorrise e gli sfilò piano la tuta. La fece scivolare fuori dalle braccia e lungo le sue gambe, giù, fino alle caviglie. Mario rimase un attimo in piedi, poi si sedette, nudo, su uno spicchio di materasso. Ai suoi piedi, il tessuto si era fatto grigio di polvere e a stento vi si leggeva sopra la scritta rossa stampata in caratteri corsivi. Romana…

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Shiva

Che azione, ragazzi. Mi sono appena paracadutato nella vecchia fabbrica, trovo subito il dune-buggy e me la squaglio. Gianlu salta su con me e insieme andiamo a lootare. Sulla via per la centrale nucleare trovo un fucile da cecchino e un fucile d’assalto e li metto in saccoccia. Qui però si apre la porta. Madre appare nella stanza e comincia a parlare, con quella sua voce che sembra un lamento. Bla bla bla, non capisco un accidente, ma posso immaginare…

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Kaiseki di fine autunno. Dalla parte di Licht

Marzio Landini lavorava per una Onlus che raccoglie fondi per le terapie lenitive di ragazzi malati terminali. Tre sere a settimana veniva alla Oyama Dojo per praticare Aikido e meditazione zen. L’ho conosciuto lì. Era un giovane serio, forse anche troppo: un romantico perfezionista che si era fatto certe idee sul pensiero giapponese. Abitava da solo, in un monolocale fuori dal centro. Aveva steso per terra dei tatami. Dormiva su un futon che di giorno sistemava nell’armadio. Non aveva la…

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