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racconto

Crapula Edizioni

La fontana di Tabiq

Che poi Safik non lo capisce subito che quello è sangue. Lo capisce quando ci scivola sopra, quando prova a rialzarsi e scivola ancora e ci sbatte la faccia e sente l’odore forte, ferroso che gli riempie il naso e la gola, e allora urla e prova ad alzarsi ancora e cade, ancora, e gli viene da vomitare fortissimo e dietro di lui c’è Riassad che prova a tendergli la mano e poi ci cade sopra anche lui e la…

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The river man

Quand’anche tutta la sofferenza o la felicità potessero essere lontane da ogni pensiero di distruzione, […] o più simili alla cattiva coscienza, impiantata nel midollo! Del mio […] – io tremo. Del mio labirinto. Un sorriso e un sussulto. Sulle tue tracce i miei piedi batteranno l’ombra e la notte […] – infatti su quel piede ballo e salto la danza del deserto […] e una passeggiata nel deserto. Infatti anche sulle mani ho imparato a camminare. […] e saprai anche…

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Anita
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Matthew

Scendeva gli scalini a tre alla volta e pensava che doveva essere stata la primavera. Le fottute stagioni ne sono capaci, concluse all’ultima terna di gradini dell’ultima rampa. La primavera era riuscita a farsi strada attraverso le polveri impalpabili della vetreria all’angolo e il fumo degli scappamenti, era scampata alla guerra religiosa che l’aroma di cucina bengalese che risaliva per la tromba delle scale combatteva contro quello di erba pakistana che si sfaldava sulle pareti scrostate dell’appartamento raddensandosi sul soffitto,…

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letteratura e altri buchi

Ágota Kristóf, l’analfabeta

Questa lingua, il francese, non l’ho scelta io. Mi è stata imposta dal caso, dalle circostanze. So che non riuscirò mai a scrivere come scrivono gli scrittori francesi di nascita. Ma scriverò come meglio potrò. È una sfida. La sfida di un’analfabeta. Se il senso di estraneità e l’erranza sono i temi centrali dell’intera produzione di Ágota Kristóf, la scrittura potrebbe essere definita come il passaporto che permette all’autrice un contatto (precario) con il prossimo, il grimaldello utilizzato per entrare…

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L’io cefalgico: “Il giorno della nutria”
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Crapula Edizioni

La gatta. Cronache di guerra

Il fatto è che quando mi sveglio la prima cosa la vedo lì acciambellata fuori dalle coperte con nemmeno dieci gradi, un freddo non freddissimo ma degno di piumone. E poi lei è donna, le donne hanno sempre più freddo. Sono le nove di una domenica di dicembre, lei si è sempre svegliata prima di me: dorme. Le accarezzo la schiena nuda, premo sulle vertebre perché mi piace, lei apre gli occhi a metà poi li richiude e infine sculetta….

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I comunicanti
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L’aureola

Se vogliamo essere strumenti nelle mani di nostro Padre celeste, per realizzare i Suoi eterni propositi, dobbiamo soltanto restare buoni amici, aveva intenzione di dirgli. Oppure: sono qui per te, per curarti. Per amarti come una madre ama il figlio. Come un’amica si prende cura del suo compagno di giochi. Non è certa. I discorsi costruiti suonano falsi. L’aria nella stanza si è surriscaldata, socchiude la porta esterna per non soffocare. Ha comprato la legna dal distributore del posto, un…

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Crapula Edizioni

Ettore versus Lopez

Era sotto una soffice coperta blu. Nel sogno qualcuno gli strofinava un mandarino sotto il naso. La faccia, prima indistinta, diventava quella di Norina che gli dava dell’ubriacone e lo rimproverava dei tradimenti. Poi i mandarini si materializzavano ovunque: tra le lenzuola, sul tappetino vicino al letto, spiaccicati al muro, a terra in corridoio, con le bucce schiacciate e il succo arancione che si spargeva a macchia d’olio. Ettore Lupo si svegliò con la nausea. Gli facevano male i muscoli,…

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Catene

Mi svegliai di soprassalto, spaventato. Il telefono stava squillando. Ah, era solo il telefono… Dove mi trovavo? Che ore potevano essere? E di quale giorno? Il telefono squillava ancora. Il suono mi era familiare. Ma certo! Era il suono che sentivo ogni giorno! Il suono del telefono di casa mia! Però il mio telefono è sempre stato in soggiorno… Perché lo sentivo così vicino? Ah, ma non stavo in camera da letto… Che ci facevo nel soggiorno? Perché avevo dormito…

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L’affare Malinverni

Nel suo italiano perfetto al limite della freddezza, Murray aveva chiesto all’autista in livrea di fermarsi lì, con i girasoli che li spiavano da ogni parte. Il sole di agosto, che non aveva timore di Dio, né conosceva clemenza e carità, lo ferì appena scese dall’auto. Era ancora lontano e non amava camminare e i tre chilometri che lo separavano dal quadro gli sembrarono una punizione adeguata. Portava un cilicio invisibile; modi strani per espiare e personali criteri di misura….

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Interviste

Intervista a Rossella Milone

I nostri Antonio Russo De Vivo e Alfredo Zucchi intervistano, a tutto campo, Rossella Milone. La scrittrice napoletana ha pubblicato le raccolte di racconti Il silenzio del lottatore (Minimum Fax, 2015), La memoria dei vivi (Einaudi, 2008) e  Prendetevi cura delle bambine (Avagliano, 2007) e il romanzo Poche parole, moltissime cose (Einaudi, 2013). Nel 2015 ha creato l’osservatorio sul racconto Cattedrale.   Antonio Russo De Vivo Perché il racconto, in Italia, va salvaguardato? E se semplicemente, oggi, qui, questa forma, non sorretta da una tradizione…

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