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racconto

letteratura e altri buchi

Nebula. Storie di fantascienza cinesi

Philip Dick considera l’idea come l’eroe del racconto fantascientifico; tuttavia, le opere stesse dello scrittore dimostrano che l’idea/eroe, per quanto creativa, per quanto potente, da sola non basta. Benché le storie più riuscite di Dick (Ubik, Un oscuro scrutare, Valis, La svastica sul sole, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, o racconti brevi come Un certo tipo di vita, Souvenir, La cosa-padre) nascano senza dubbio da idee/eroi efficaci, è anche vero che tali idee sono irrorate da personaggi con una…

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Il gioco dell’universo

ISTRUZIONI PER L’USO Questo racconto si può leggere in due modi, come il romanzo Il gioco del mondo. Si può cominciare dall’inizio, e proseguire fino a che la parola FINE non indica chiaramente la conclusione della vicenda. Oppure si possono seguire le indicazioni tra parentesi: ogni volta che si trova una lettera maiuscola tra parentesi, si scende a leggere il paragrafo contrassegnato da quella lettera nella sezione “Da altre parti”; alla fine di quel paragrafo poi si trova un numero,…

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Cetrioli alla russa

Quando il direttore del mensile culturale, che corteggiavo da due anni, mi telefonò per domandarmi un pezzo su Goffredo Raineri, mi emozionai tanto da dimenticare di chiedergli quale fosse il compenso. Ma era il 1998, e noi addetti ai lavori non eravamo ancora ridotti a dar via nostra madre per un pezzo a tutta pagina ben retribuito. Mi ripromisi di passare in redazione in settimana, l’unica cosa che m’importasse era che Palazzi avesse ripescato il mio curriculum e impegnato il…

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La terra marcia

Questo è il mio ultimo viaggio, mi sono detto mentre compravo il biglietto per il treno. Nella piazza davanti alla stazione ci sono solo i taxi fermi in coda, e i tassisti che dormono sui sedili reclinati. Fuori dai loro finestrini, anche la città sembra più calma; mi è sembrato il momento giusto per partire. Un po’ da vigliacchi, certo, come scappare dal letto di una donna in piena notte, ma indolore. Torno dentro e punto verso il binario. In…

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Totem

Era in ritardo, l’ansia gli aveva attivato la tachicardia e ogni pochi minuti un balzo fuori tempo del muscolo cardiaco; in aggiunta, il pessimo umore. A passo rapido guadagnò posizione rispetto alla signora che era entrata quasi insieme a lui e arrivò primo al totem multimediale che distribuiva i biglietti numerati di prenotazione del posto nella fila. Sullo schermo ampio controllò il settore d’ufficio che interessava il suo caso e sbatté il dito indice con forza sull’icona “Rimborsi”. La signora…

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Crapula Edizioni

Forza Toro

Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno. Edgar Allan Poe   Lunedì tredici novembre, il primo giorno di visite. Le otto e trenta, la gente sarebbe arrivata dalle nove in poi ma il signor Morella si rigirava ancora nel letto, gli occhi al soffitto, farfugliando frasi incomprensibili. Non era matto lui, no, e di certo non aveva sognato in quella notte che era finita insieme a tutto il resto, nell’oblio del nulla….

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Mi piacciono le chiese

Vabbe’, insomma, mi piacciono le chiese. In che senso?, mi fa. Non lo so in che senso, gli dico. Nel senso che le chiese sono la prima cosa che vado a visitare quando sono in una città nuova. Ti faccio un esempio, guarda. Due o tre anni fa, gli dico, stavo in questa città che ora non ricordo qual è. Camminavo con la mia ragazza. A un certo punto ci trovammo in una via, come dire, una via secondaria, e…

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Autotanatografia di una capuzzella

Napoli, aprile 1656 Sono morta da poche ore. Già mi sento i sorci addosso, famelici e assatanati, a rosicare le membra del corpo che ho avuto in dote per il breve arco della mia vita, appena e malamente interrotta. Ho ancora nelle orecchie lo strazio di mia madre sul mio cadavere in putrefazione, dilaniato dalla pestilenza che mi è toccata in sorte. Un supplizio è stato il mio trapasso, un’agonia durata più di un mese. Altro che Cristo in croce….

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Il crepuscolo degli idoli

Risvegliato da un sussulto del treno, Francesco stropicciò gli occhi insonnoliti e guardò dal finestrino. No, non aveva perso la fermata: il viaggio era ancora lungo. Fuori sfrecciavano i netti profili argentei degli olivi, troncati a tratti dalle brusche oscurità delle gallerie. Francesco ricordava bene quel tragitto, nonostante fossero passati tanti anni. Adesso di fronte a lui sedeva un passeggero sulla sessantina, immerso nella lettura di una cronaca locale. Ancora intorpidito, Francesco passò alcuni istanti a fissarlo. Non aveva lineamenti…

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F. Kafka – Lettere a Milena, p23

[Praga, 14 luglio 1920] Mercoledì Tu scrivi[1]: «Ano máš pravdu, mám ho ráda. Ale F., i tebe mám ráda»[2] – leggo questa frase molto scrupolosamente, parola per parola, mi fermo soprattutto su “i”, è tutto giusto, tu non saresti Milena se non fosse giusto e cosa sarei io se tu non fossi ed è anche meglio che tu scriva questo a Vienna invece di dirlo prima a Praga, tutto ciò lo capisco benissimo, forse anche meglio di te, eppure, per…

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