Qual è l’ultima ossessione di CrapulaClub? Nessuno se n’è accorto?
È più di un anno, da quando Alfredo Zucchi ha completato la sua fatica (e fática opera) prima, che presentiamo (cioè, sentiamo prima col naso) metonimia dovunque.
E ci alleniamo.
Poi metteteci che today it’s Friday, dudes, giorno della cazzimma, ma anche della metonimia.
Ecco dunque due esempi:
- Interpolazione a Charles Baudelaire, Corrispondenze
La Letteratura è un tempio dove incerte parole*
Mormorano pilastri che sono vivi […]
(Interpolazione che rompe il verso!)
- Da Pedro Páramo o “il libro dei morti”:
– Senti? Sembra che stia per dire qualcosa. Si sente un mormorio.*
– No, non è lei. Ed è una voce di uomo. Quello che succede con questi morti è che quando arriva l’umidità cominciano ad agitarsi. E si svegliano. (Rulfo 2004 p. 89)
*Sotto, nota a matita, ritrovata nel testo, già riportata qui:
Non è il primo punto dove si avverte una vicinanza con Moresco, Canti del Caos. La morte come qualcosa di vivo, ma questa vita della morte può essere descritta, compresa, nella finzione letteraria. Che rapporto c’è con il fatto reale? Nessuno diretto, tantomeno interno, dell’Io come filtro del dato reale. I giudizi sono spudoratamente immorali, in senso filologico, dal momento che la vita e la morte (vita-morte di Moresco, più europeo, più legato a “certe cose da dire”) sono i due piani di una stessa superficie, due piani che ruotano intorno ad un solo asse, e il fulcro è retto da Pedro Páramo, un demiurgo non-platonico.